Pfas, Bottacin: gli unici lavori li ha fatti la Regione

"Da Stato finora non si sono visti fondi"

OTT 12, 2017 -

Venezia, 12 ott. (askanews) – “Spiace osservare che i 23 milioni che il ministro dice che sono già disponibili si riferiscono ai soldi relativi all’accordo “Fratta Gorzone” destinati alla depurazione e non ai nuovi acquedotti per fronteggiare il problema dei pfas. E ciò è sicuramente noto a Galletti essendo tra i firmatari dell’accordo. Per i nuovi acquedotti invece sappiamo che il Ministro ha stanziato 80 milioni e lo ringraziamo ma il direttore generale per la salvaguardia del territorio e delle acque del ministero dell’ambiente, dottoressa Checcucci, nei giorni scorsi ha testualmente dichiarato che la tempistica per l’effettiva disponibilità delle risorse dipende dal MEF trattandosi di un fondo pluriennale. Mentre aspettiamo i soldi promessi, la Regione ha avviato ancora nel 2015 i lavori dei nuovi pozzi di approvvigionamento di Carmignano, che arriveranno a conclusione in questi giorni. E questo nonostante i tentativi da parte di qualcuno di bloccare queste opere fondamentali per la soluzione del problema pfas”. E’ quanto precisa l’assessore all’Ambiente della Regione Veneto, Gianpaolo Bottacin, in merito alle dichiarazioni del ministro Galletti a margine di un convegno a Vicenza nell’ambito della 34/a assemblea annuale dell’Anci, affrontando la vicenda dei Pfas in Veneto. “Per quanto riguarda i limiti sugli scarichi industriali – aggiunge Bottacin – che sono notoriamente competenza del ministero in base a quanto previsto dal comma1 dell’articolo 101 del d.lg. 152/2006, sono stati definiti dal ministero solo nel 2016, dopo ripetute richieste da parte della Regione e solamente per 5 sostanze della famiglia dei Pfas”. “Va ricordato però ai cittadini – conclude l’assessore – che per quanto riguarda gli scarichi industriali nell’area contaminata la Regione era già intervenuta imponendo gli stessi limiti delle acque potabili, caso unico al mondo, non solo per i pfas a catena lunga ma anche per quelli a catena corta. E il ministro non dovrebbe tacere che proprio la mancanza di una normativa nazionale ha scatenato una serie di ricorsi tuttora pendenti su questa questione che il governo ha scaricato sulla Regione”.