Mafia, Di Matteo: c’è volontà di screditare il mio lavoro

Depistaggio in via d'Amelio? Cercare in chi ha fatto indagini

SET 13, 2017 -

Roma, 13 set. (askanews) – “Se qualcuno ha depistato in via d’Amelio, andatelo a cercare in chi ha condotto le indagini che hanno portato all’arresto di Scarantino”. Cosi il sostituto procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Antonino Di Matteo, nel corso dell’audizione, in corso, davanti alla Commissione parlamentare Antimafia, parlando delle dichiarazioni del “falso” collaboratore di Giustizia Scarantino.

“Le presunte indagini depistanti – afferma Di Matteo – portano all’ordinanza di custodia cautelare per Scarantino il 26 settembre 1992”. Scarantino “non è un soggetto che dal nulla si presenta ai magistrati”. Si tratta quindi eventualmente” di capire “chi condusse o chi svolse quelle indagini che condussero poi al depistaggio”, ha sottolineato Di Matteo.

“Quando vennero avviate le indagini io non ero magistrato ma uditore – ha ricordato alla Commissione Di Matteo in riferimento alla strage di Via D’Amelio del 19 luglio 1992. “Divenni magistrato a Caltanissetta e mi occupai solo di procedimenti ordinari fino al 8 dicembre del 1993. Entrai a far parte del gruppo di Pm che si occupavano di distrettuale antimafia il 9 dicembre 1993 con processi che riguardavano solo la mafia e la stidda di Gela. Solo nel novembre del 1994 entrai a far parte” della distrettuale con “indagini avviate su dichiarazioni di pentiti che non avevo mai ascoltato.

Questa è la verità oggettiva, non mi sono a nessun tipo mai occupato del primo processo sulla strage di via D’Amelio, quello delle dichiarazioni di Scarantino. Unico troncone che ho seguito in ogni parte è il ter”. “E’ qui che crolla miseramente chi per screditare il mio lavoro vuole coinvolgermi in vicende che non ho vissuto e che altri hanno svolto”, ha concluso Di Matteo.

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