Melanoma: con immuno-oncologia il 58% dei pazienti vivo a 3 anni

Italia esempio nei malati più difficili da trattare

SET 11, 2017 -

Roma, 11 set. (askanews) – L’Istituto Nazionale Tumori Fondazione “Pascale” di Napoli ha arruolato il maggior numero di pazienti in due importanti studi presentati al Congresso della European Society for Medical Oncology (ESMO) in corso a Madrid. E per la prima volta grazie alla combinazione di due molecole immunologiche, nivolumab e ipilimumab, il 58% dei pazienti è vivo a 3 anni, aprendo così la strada alla possibilità di cronicizzare la malattia in più della metà dei casi.

“Il trattamento con nivolumab – spiega Paolo Ascierto, Presidente della Fondazione Melanoma, Direttore Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative del ‘Pascale’ e senior author dello studio pubblicato sul New England Journal of Medicine – ha evidenziato una riduzione del rischio di progressione della malattia del 35% rispetto a ipilimumab, la prima molecola immuno-oncologica approvata. Sono stati arruolati 906 pazienti, di cui 30 a Napoli: tutti con malattia in stadio IIIb/c o VI dopo resezione chirurgica completa. Si aprono quindi nuove prospettive nella terapia adiuvante del melanoma, cioè dopo l’intervento proprio per ridurre il rischio di recidiva. I tassi di sopravvivenza libera da recidiva a 18 mesi nei gruppi trattati con nivolumab e ipilimumab erano rispettivamente pari al 66,4% e al 52,7%. Va inoltre sottolineato che nivolumab ha raggiunto questi risultati indipendentemente dallo stato mutazionale del tumore”.

Nel 2016 in Italia sono state registrate 13.800 nuove diagnosi di melanoma. L’Istituto partenopeo si è distinto anche per un altro lavoro presentato a Madrid: “Sono state coinvolte più di 200 persone colpite da diversi tipi di tumori solidi – sottolinea Ascierto, che è lead author di questa ricerca -. Il ‘Pascale’ ha contribuito a 39 dei 68 pazienti con melanoma, diventando così il centro con la maggiore esperienza al mondo su questo tipo di malati. Il 46% di questo sottogruppo (cioè 31 su 68) era in condizioni cliniche molto difficili, perché costituito da persone che avevano evidenziato una progressione della malattia dopo una precedente terapia immuno-oncologica anti PD-1. La sfida era rappresentata proprio dalla possibilità di ‘recuperarli’ alla cura”.

“Il 58% dei pazienti trattati con la combinazione è vivo a tre anni, si tratta di un dato senza precedenti che rende concreta la possibilità di cronicizzare il melanoma in più della metà dei casi perché sappiamo che dopo 36 mesi le percentuali di sopravvivenza si mantengono stabili nel tempo – conclude il professore -. Inoltre a tre anni il 59% dei pazienti trattati con la combinazione era libero dalla necessità di ulteriori terapie”.