Emergenza casa Roma, tendopoli in chiesa: “Cacceranno anche noi?”

Nel porticato a Santi Apostoli anche italiani con bimbi senza casa

AGO 25, 2017 -

Roma, 25 ago. (askanews) – Sono circa ottanta persone, da 15 giorni sono accampate sotto il porticato della Basilica dei Santi Apostoli, perché non sanno dove andare. Sono senza casa. Ci sono molti bambini. Ci sono persone dell’est Europa peruviani, ma ci sono anche italiani. Non vedono via d’uscita, si sentono abbandonati dalle istituzioni e sono preoccupati, all’indomani dello sgombero di dei migranti in via Curtatone e gli scontri in piazza Indipendenza.

Qui non ci sono rifugiati, ma storie di povertà. Persone che stavano da anni in uno stabile ex Inps a Cinecittà. Quindici giorni fa gli hanno staccato la luce e gli hanno detto di andarsene. Da 15 giorni sono in strada, hanno chiesto aiuto alla Chiesa e i frati della Basilica di Santissimi Apostoli, retta dai francescani conventuali minori li hanno accolti e danno loro da mangiare e nel portico della basilica c’è una tendopoli improvvisata. Ora hanno paura di essere cacciati. In realtà nessuno lo farà, la chiesa li sta ospitando, ma quanto potranno restare accampati sotto un portico?

Michela è romena, una figlia di 9 anni, abita da tanti anni a Roma. Era alloggiata da quattro anni nell’edificio ex Inps di Cinecittà, da dove sono stati sgomberati: “Non sanno niente, pensano solo a sgomberare e a menare le persone e metterle in carcere. Non trovano altra soluzione per noi e per i bambini che stanno sulla strada”.

La tendopoli sotto il porticato di Santi Apostoli è stata citata anche dal vescovo ausiliario di Roma, monsignor Lojudice, che si è detto sgomento dopo i fatti di piazza Indipendenza, offrendo l’apporto della Chiesa per creare dialogo e soluzioni concrete.

Per Michela, il timore è che ora la polizia arrivi anche qui: “Come è stato fatto con loro possono farlo con noi. Tanto a loro non interessa niente, neanche dei bambini che stanno sulla strada”. “Sono arrivati all’improvviso – racconta così lo sgombero – prima ci hanno staccato la corrente. A noi interessava un tetto sopra la testa. Ora da settembre inizia la scuola, mancano pochi giorni, che facciamo con i bambini?”.

La convivenza nell’accampamento di materassi sotto il portico è difficile, nella promiscuità, ammassati, e i tanti bambini da accudire.

“Noi – aggiunge Michela – non pretendiamo subito la casa, ci sono altri prima di noi, aspettiamo che siano date a loro le case, ma poi speriamo che tocchi anche a noi.

Volontari dei comitati di emergenza abitativa vanno a trovarli, e cercano di rassicurarli, ma la paura che qualcuno li cacci resta. E anche se nessuno lo farà, sanno che prima o poi dovranno andare via. Non si può vivere accampati in un porticato.