Pansa (Dis): Dominio cyber pone sfide critiche

"Bisogno di una collaborazione assidua con l'Università"

GIU 22, 2017 -

Roma, 22 giu. (askanews) – “Non ci si può sottrarre al dovere di garantire ‘qui ed oggi’ quell’essenziale bene collettivo che è la sicurezza dei cittadini, delle imprese, delle infrastrutture critiche, della Nazione nel suo complesso; nondimeno, l’accelerazione della storia e la rapidità dei cambiamenti indotti dalla globalizzazione e dalla rivoluzione dell’Information and Communication Technology esigono che gli apparati securitari si trovino sempre ‘un passo avanti’ rispetto alla minaccia”. È quanto ha detto il direttore generale del Dis, prefetto Alessandro Pansa, intervenendo questa mattina a Roma al convegno ‘Med2035 – La trasformazione degli scenari geopolitici’, organizzato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore.

“La rete ed i social network, essendo terreno di elezione anche delle compagini terroristiche come veicolo di reclutamento e di propaganda istigatoria, hanno ulteriormente complicato il quadro, chiamando in causa la tutela delle libertà civili e dei diritti fondamentali dei cittadini”, ha spiegato il direttore del Dis. “L’Isis”, ha aggiunto Pansa, “ha dimostrato di saper utilizzare in maniera efficace e penetrante i sistemi moderni di comunicazione. Ha dimostrato conoscenza profonda del mondo dei media occidentali, sfruttandone la loro capacità di penetrazione e di influenza. Ha dimostrato come poche immagini e slogan ben confezionati possono diventare strumenti formidabili di terrore. Ha dimostrato come sia possibile divulgare, coinvolgere, arruolare e guidare menti giovani e di differente estrazione e livello culturale. È vero, da una parte, che, a quanto si calcola, circa l’80% degli individui confluiti nell’Isis sono stati reclutati attraverso i social media, che a loro volta fungono anche da potente amplificatore degli eccidi, oltre che da arma per prepararli e perpetrarli”.

Per Pansa, “il dominio cibernetico pone quattro sfide critiche: è fatto dall’uomo, anzi, è la cosa più complessa che la mente umana abbia mai creato, ma è come se avesse vita autonoma, vi coesistono dati pregiati e malware, attori amici e attori ostili; entrarci costa poco ed è facile – e comunque è inevitabile – ma è costoso e complesso attrezzarsi per proteggersi, come lo è tracciare, intercettare ed attribuire gli attacchi; va promossa la convergenza fra l’interesse nazionale alla sicurezza ed i variegati interessi dei privati; nel venire chiamati a mappare e prevenire le minacce nel cyberspazio, gli Stati devono per forza muoversi nel terreno non convenzionale”.

Per queste ragioni, ha sottolineato il direttore del Dis, “il Comitato Interministeriale per la Sicurezza della Repubblica ha approvato nel febbraio scorso un programma nazionale per la cyber security in più fasi, ed il Presidente del Consiglio (Paolo Gentiloni, ndr) ha adottato un Decreto che regola con soluzioni innovative, e commisurate alla portata della minaccia, l’architettura nazionale per la sicurezza cibernetica”.

Tra le varie novità introdotte, ha rimarcato Pansa, “viene attribuito al direttore generale del Dis il compito di definire linee di azione che dovranno portare ad assicurare i necessari livelli di sicurezza dei sistemi e delle reti di interesse strategico, sia pubblici che privati, verificandone ed eliminandone le vulnerabilità. Per realizzare tali iniziative, il Dis sta operando anche da acceleratore di ricerca e sviluppo, ed a tal fine attua, oltre che una diffusa collaborazione con le imprese di settore, anche un sistematico coinvolgimento del mondo accademico e della ricerca”.

Secondo il direttore del Dis, “per questo motivo abbiamo bisogno di una collaborazione assidua con l’Università. L’intelligence fornisce – più e prima ancora che attività, processi e prodotti – un metodo di discernimento e di prevenzione della minaccia, che a sua volta è figlio del paradigma di sicurezza di ciascuna epoca storica. Oggi tale paradigma è legato soprattutto alla rivoluzione dell’Information and Communication Technology, che ha creato un nuovo campo di battaglia virtuale e ha potenziato le capacità del singolo individuo soprattutto: sì; ma non esclusivamente”.

Il cyberspazio, ha concluso Pansa, “è un dato immanente della contemporaneità, ed è per ciò stesso trasversale ai diversi dossier, che però non smarriscono la loro intrinseca gerarchia di priorità, definita alla luce degli interessi nazionali e delle politiche governative. Non trascuriamo una circostanza: il policy maker è chiamato comunque ad agire ed agirà, anche se non avrà sotto mano elementi intelligence aggiornati. Se vogliamo essergli utili sempre, dobbiamo mettergli a disposizione il meglio. E se così è, dobbiamo ricordarci che ci sarà sempre qualcuno che saprà svolgere meglio di noi almeno una delle nostre innumerevoli attività. Soltanto se saremo in grado di sommare e mettere a fattor comune tutto il meglio che la ‘piazza’ offre, allora nessuno saprà fare meglio di noi nell’adeguare competenze sempre maggiori a responsabilità sempre crescenti, ed il politico forse non potrà farne a meno”.

(Fonte: Cyber Affairs)