G8 Genova, la Corte europea dei Diritti: alla Diaz fu tortura

Italia condannata per le violenze

GIU 22, 2017 -

Bruxelles, 22 giu. (askanews) – La Corte europea dei diritti dell’Uomo ha condannato oggi l’Italia per i maltrattamenti inflitti dal VII Nucleo Antisommossa della Polizia ai manifestanti no-global nella scuola Diaz durante il G8 di Genova nel 2001. Nella sentenza si descrivono le violenze “incontrollate”, che hanno causato “gravi grave sofferenze fisiche e psicologiche”, compiute dai poliziotti che fecero irruzione nella notte tra il 20 e 21 luglio 2001 nella scuola dove gli attivisti si erano radunati, definendole come “atti di tortura”, ai sensi dell’articolo 3 della Convenzione europea dei Diritti dell’uomo, che li vieta. L’Italia dovrà versare ai 42 ricorrenti da 45.000 a 55.000 euro. Si tratta della seconda condanna dell’Italia per azioni di polizia giudiziaria a margine del G8 di Genova: il 7 aprile del 2015, la Corte di Strasburgo aveva già condannato Roma (caso Cestaro contro Italia) a pagare 45.000 euro a un militante colpito dagli agenti durante l’irruzione nella Diaz.

I giudici di Strasburgo hanno rilevato che i due casi sono simili, e affermato di “non vedere ragioni per cambiare le conclusioni di quella sentenza”, in particolare per quanto riguarda “le mancanze del sistema giuridico italiano rispetto alla punizione della tortura”. In quelle conclusioni si affermava che è “necessario che l’ordinamento giuridico italiano si munisca di strumenti legali adeguati a sanzionare i responsabili di atti di tortura o di altri maltrattamenti ai sensi dell’articolo 3 (della Convenzione, ndr), e a impedire che possano beneficiare di misure in contraddizione con la giurisprudenza della Corte” dei Diritti dell’Uomo, come è invece avvenuto con la prescrizione dei reati compiuti dai poliziotti alla Diaz, prosciolti per scadenza dei termini.

Sempre sul G8 di Genova, nel 2011 la Corte aveva invece assolto l’Italia per la morte del manifestante Carlo Giuliani, ritenendo in questo caso che l’agente che aveva aperto il fuoco, uccidendolo, aveva agito perché temeva per la sua stessa vita. Nella sentenza di oggi la Corte ricorda che i poliziotti erano arrivati alla Diaz “correndo ed equipaggiati con la tenuta anti sommossa, con elmetti scudi e manganelli. Erano entrati nella scuola usando un blindato per sfondare il cancello d’entrata. Una volta all’interno, avevano fatto uso della forza in modo sproporzionato, sistematico e indiscriminato”; e questo nonostante il fatto che la polizia non avesse dovuto “affrontare una situazione urgente di minaccia imminente che impedisse di pianificare un intervento adeguato al contesto e proporzionato alla potenziale minaccia”. Come aggravante, “benché fossero presenti a Genova ufficiali di polizia di alto grado con molta esperienza, non erano state fornite linee guida specifiche sull’uso della forza, e i poliziotti non avevano ricevuto nessun ordine riguardo a questo aspetto”.

La Corte nota che “gli attacchi individuali sono stati compiuti in un contesto generale di violenza eccessiva, indiscriminata e manifestamente sproporzionata”. I ricorrenti sono stati “testimoni e vittime dell’uso incontrollato della violenza da parte dei poliziotti, che hanno sistematicamente picchiato ogni occupante della scuola, anche chi era steso a terra o seduto con le mani in alto, benché gli occupanti non avessero commesso alcun atto di violenza o resistenza contro la polizia”.

Quanto alle situazioni individuali, la Corte sottolinea la gravità delle violenze, confermata anche dai tribunali italiani.

“Ognuno dei ricorrenti è stato colpito in modo violento; molti sono stati colpiti coi manganelli, presi a calci e a pugni e contro alcuni di loro cono anche stati lanciati elementi del mobilio (sedie, ndr). Questo ha causato contusioni e ferite e, in alcuni casi, gravi fratture che hanno prodotto un danno fisico permanente”. Di conseguenza, la Corte ha concluso che “la violenza perpetrata contro i ricorrenti ha causato sofferenze fisiche e psicologiche severe ed è stata particolarmente grave e crudele” e deve dunque “essere considerata come tortura”.

Loc/Int2