Arriva in Italia il primo codice etico degli ingegneri

Il progetto nato dalla collaborazione tra l'Ordine di Milano e Uni

MAG 4, 2017 -

Milano, 4 mag. (askanews) – Un Codice Etico “dal basso verso l’alto” per aiutare gli ingegneri ad affrontare e risolvere situazioni reali e dubbi che incontrano durante la propria carriera professionale. E’ l’obiettivo raggiunto dalla collaborazione tra l’Ordine degli ingegneri della Provincia di Milano e Uni, Ente italiano di normazione, che sono andati oltre le casistiche previste, come di consueto, dal Codice Deontologico, e sono partiti dall’esame di situazioni reali.

L’idea è che nessun Codice Deontologico potrà mai includere tutte le problematiche etiche che un ingegnere deve affrontare sul campo e che le soluzioni più etiche nascono dal confronto su questi temi. Per questo la Commissione etica dell’Ordine degli ingegneri di Milano e Uni hanno individuato 6 dilemmi etici, sviluppati a partire da esperienze reali, note o vissute personalmente dai componenti della commissione, dai quali è nato il codice, che presenta ipotetiche situazioni di incertezza decisionale sulle quali l’ingegnere deve decidere in base alla propria coscienza.

Ma l’obiettivo è a lungo termine: elaborare una vera e propria biblioteca di dilemmi da far crescere grazie all’apporto di tutti gli iscritti all’Ordine. Inoltre, per diffondere questo modello innovativo anche ad altre categorie professionali e associazioni, Uni ha elaborato e pubblicato nel 2016 la prassi di riferimento UNI/PdR 21 contenente le linee guida per l’elaborazione di un codice etico quale strumento essenziale per lo sviluppo del ragionamento morale dei professionisti.

“Il progetto che presentiamo è sicuramente rivoluzionario per il mondo della professione ingegneristica italiana così come è stata intesa sino ad oggi -ricorda Bruno Finzi, presidente dell’Ordine degli ingegneri di Milano – Come Ordine degli Ingegneri di Milano ci rendiamo conto della necessità di sviluppare una sempre più accresciuta cultura dell’integrità. Le regole, seppur stringenti, non bastano. Il professionista deve essere aiutato a crescere rispetto a questo aspetto così determinante e discriminante”.