Lorenzin: legge non prevede aborti farmacologici nei consultori

"Nel Lazio decisione esclusiva Regione senza studi nè pareri"

APR 19, 2017 -

Roma, 19 apr. (askanews) – “Le condizioni per effettuare l’aborto farmacologico, in coerenza con la legge 194, sono innanzitutto quelle indicate dalle legge stessa: è previsto che esso debba avvenire presso gli ospedali, le case di cura autorizzate dalla Regione, presso i poliambulatori pubblici adeguatamente attrezzati e funzionalmente collegati agli ospedali autorizzati dalla Regione. La legge 194 non sembra prevedere, quindi, che i consultori possano essere considerati tra le sedi in cui effettuare interventi di interruzione volontaria di gravidanza”. Lo ha precisato durante il question time di oggi alla Camera il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, rispondendo a un’interrogazione sulla sperimentazione avviata dalla Regione Lazio per consentire aborti farmacologici nei consultori regionali.

“La Regione Lazio – ha spiegato Lorenzin – ha chiarito che, per quanto riguarda la sperimentazione per la somministrazione di farmaci per l’interruzione volontaria di gravidanza nei consultori, i tecnici partecipanti al gruppo di lavoro regionale appositamente costituito procederanno ad elaborare un’ipotesi progettuale per la sperimentazione della durata di 18 mesi del protocollo operativo sull’IVG farmacologica presso un consultorio familiare, in collegamento funzionale con il reparto di Ostetricia e Ginecologia di una struttura ospedaliera di I livello dotata di strumentazione idonea all’assistenza degli utenti. Quindi, secondo quanto comunicato dalla Regione, la sperimentazione e la somministrazione di farmaci per IVG nei consultori costituisce oggetto di una decisione esclusiva dell’amministrazione regionale la quale, allo stato attuale, non sembra essere fondata su alcuno studio sperimentale approvato, nè su novità scientifiche sopravvenute, nè su pareri di comitati etici”.

“E’ evidente che la legge 194 – ha continuato – ha voluto garantire, prima di ogni cosa, le massime condizioni di sicurezza per la salute della donna, con riferimento a tutte le possibili modalità di IVG, compresa quella farmacologica. Nello specifico dell’aborto farmacologico, sono ancora in vigore le Linee d’indirizzo elaborate sulla base di ben tre pareri del Consiglio superiore di Sanità del 2004, 2005 e 2010 da una commissione interna al Ministero approvate in data 14 giugno 2010 e tutt’ora disponibili sul sito istituzionale del Ministero. Queste linee d’indirizzo risultano ancora valide perchè non sono cambiati in questi anni i farmaci utilizzati per l’IVG”, ha concluso il ministro.