Ndrangheta, sequestrati beni per 5 milioni tra Lazio e Calabria

Colpita la cosca Mazzagatti-Polimeni-Bonarrigo. Operazione Gdf

APR 7, 2017 -

Roma, 7 apr. (askanews) – I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno eseguito un provvedimento di sequestro nei confronti di Domenico Scarfone, ritenuto esponente apicale del clan di ‘Ndrangheta Mazzagatti-Polimeni-Bonarrigo. Il soggetto è e detenuto dal novembre 2013. Secondo quanto si spiega in una nota le indagini patrimoniali eseguite dai finanzieri della Compagnia di Velletri hanno tratto origine dal provvedimento di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Dda di Reggio Calabria nell’ambito dell’operazione ‘Erinni’, condotta nel 2013 dai carabinieri, per reati di associazione per delinquere di stampo mafioso, omicidi, intestazioni fittizie di beni e investimento di denaro di provenienza illecita nel mercato immobiliare romano.

La cosca, cui il sessantenne calabrese apparteneva almeno dal 1989, ha investito – si sottolinea – ed espanso i propri interessi in altre regioni, specialmente nel Lazio, proprio grazie alla “dinamicità imprenditoriale” del prevenuto e al fatto che lo stesso si fosse stabilito nel comune di Genzano di Roma da qualche decennio. Ed è in particolare ai Castelli Romani, alle porte di Roma, che quest’ultimo riciclava prevalentemente le ingenti disponibilità frutto delle diverse attività criminali, provvedendo, grazie alla contiguità con avvocati e soggetti gravitanti nel modo delle aste giudiziarie e delle procedure fallimentari a trarre vantaggi dai pubblici incanti e ad assicurarsi beni che poi, con la collaborazione di una fitta rete di persone compiacenti, venivano intestati a terzi per occultarne la reale disponibilità.

Centrale per comprendere la vicenda è la figura della ex moglie dello Scarfone che, nonostante la separazione, ha continuato, come ammesso dallo stesso, a ‘tenere la cassa’, tanto che anche la consorte è stata oggetto di un provvedimento di custodia cautelare in carcere del 2013. Considerati i plurimi elementi emersi sul conto del soggetto, sono stati eseguiti mirati approfondimenti economico-patrimoniali nei confronti di numerose persone fisiche e giuridiche, finalizzati alla ricostruzione dell’intero patrimonio nella disponibilità dello SCARFONE, sia direttamente che indirettamente, non soltanto allo scopo di cristallizzare la ricchezza attualmente posseduta, ma anche per evidenziare le relative fonti di produzione e accertare, di conseguenza, l’evidente sproporzione esistente tra la consistenza patrimoniale e i redditi ufficialmente dichiarati al fisco.

La ricostruzione degli investigatori delle Fiamme gialle ha permesso di ricondurre l’ingente patrimonio, apparentemente nella titolarità di altri soggetti (familiari e terzi compiacenti) alla reale disponibilità di Scarfone. I finanzieri hanno posto i sigilli a 27 immobili (nei comuni di Roma, Albano Laziale, Genzano di Roma, Ariccia e Lampedusa); e ad “elevate disponibilità finanziarie” azioni e obbligazioni societarie, per un valore complessivo di oltre 5 milioni di euro.