Vescovo di Lecce: ora ascoltare il territorio su Tap di Melendugno

"La Chiesa di Lecce non resta in silenzio"

MAR 29, 2017 -

Roma, 29 mar. (askanews) – “La Chiesa di Lecce non resta in silenzio né in disparte rispetto a ciò che sta accadendo in queste ore nei territori di Melendugno e San Foca ma segue con preoccupazione e inquietudine le ansie delle popolazioni coinvolte nella vicenda del Gasdotto Tap”. E’ quanto si legge in una nota giunta pochi minuti fa al Sir e diffusa dall’Ufficio stampa dell’arcidiocesi.

“L’arcivescovo D’Ambrosio – si legge nel testo – raccogliendo il pensiero di tutta la comunità diocesana, invita a riflettere su ciò che scrive Papa Francesco al n. 67 della ‘Laudato si”, l’enciclica sulla cura della casa comune: ‘È importante leggere i testi biblici nel loro contesto (…) e ricordare che essi ci invitano a ‘coltivare e custodire’ il giardino del mondo (cfr Gen 2,15). Mentre ‘coltivare’ significa arare o lavorare un terreno, ‘custodire’ vuol dire proteggere, curare, preservare, conservare, vigilare. Ciò implica una relazione di reciprocità responsabile tra essere umano e natura. Ogni comunità può prendere dalla bontà della terra ciò di cui ha bisogno per la propria sopravvivenza, ma ha anche il dovere di tutelarla e garantire la continuità della sua fertilità per le generazioni future’. L’arcivescovo ricorda, inoltre, ciò che i vescovi del Salento scrivevano nel messaggio pasquale del 2015, quando, in concomitanza con una difficile congiuntura economica e sociale per tutto il Paese ma in particolare per la nostra terra, manifestarono solidarietà e fraterna vicinanza. ‘Anche noi – così si esprimevano i vescovi salentini – gente del Salento, avvertiamo un senso di sconforto per i problemi e le difficoltà che incombono nella nostra vita e possiamo perciò anche noi fermarci’. E aggiungevano: ‘A volte, la ricerca di fonti energetiche mette a rischio un patrimonio di bellezza che dà gioia alla vista ed è un naturale volano di sviluppo turistico e culturale'”. Com’era “prevedibile”, sostiene mons. D’Ambrosio, “la sentenza del Consiglio di Stato non sarebbe riuscita ad annullare e a cancellare di colpo le paure e le motivazioni dei manifestanti. Sarebbe ora necessaria una pausa che offra ulteriore spazio alla riflessione ma anche all’ascolto delle ragioni del territorio che forse fino ad oggi in parte è mancato”.

L’arcivescovo rivolge “un accorato appello affinché, attraverso il dialogo e il sereno confronto tra le parti coinvolte, si cerchino soluzioni, le più opportune per il rispetto delle popolazioni e delle future generazioni ma anche per la salvaguardia di un ambiente, il nostro, troppo spesso ‘turbato’ dalle esigenze dello sviluppo e del progresso”.