“Gli ho messo la cerniera così la apro facile” (il primario intercettato)

Sequestrate 63 cartelle cliniche

MAR 23, 2017 -

Milano, 23 mar. (askanews) – “Se va in mano a un altro collega sono finito”. Così Norberto Confalonieri, il primario di ortopedia del Gaetano Pini di Milano finito oggi agli arresti domiciliari per corruzione, turbativa d’asta e lesioni, esprime a un collega la sua preoccupazione per i possibili sviluppi di un operazione chirurgica da lui eseguita in regime privato alla clinica San Camillo a una donna di 40 anni a cui aveva rotto un femore. E’ stato disposto il sequestro delle 63 cartelle cliniche attinenti ai pazienti operati dal primario incastrato dalle intercettazioni in cui dichiara di aver rotto un femore a una donna di 78 anni “per allenarsi” nella tecnica medico-chirurgica denominata “bikini”..

In un altro colloquio, intercettato dagli inquirenti milanesi ad aprile scorso, l’ortopedico manifesta la necessità di sottoporre la paziente a un nuovo intervento, questa volta all’ospedale pubblico Gaetano Pini. “Poi ho deciso quella lì… che ho rotto il femore, la ricovero al Cto e poi la opero con la mutua”. Della conversazione, sottolinea il gip Teresa De Pascale nell’ordinanza di custodia cautelare che ha portato il medico agli arresti domiciliari, fa anche parte una battuta “assolutamente grave”, soprattutto perchè “seguita da una risata”, sulle condizioni cliniche della donna: “Invece dei punti gli ho messo una cerniera, così la apro più facile”.

Pochi giorni dopo Confalonieri contatta il reparto di Ortopedia e Traumatologia del Gaetano Pini, di cui è responsabile, per chiedere il ricovero della donna da lui stesso operata pochi giorni prima in regime privato: “Ho bisogno di un posto letto per domani. Se riesci a farlo perchè ho rotto un femore a una paziente del San Camillo e devo rifarlo. Se riesci anche a farmi avere una camera singola”. L’ortopedico è preoccupato e nei giorni successivi torna alla carica: la donna, afferma, deve essere ricoverata necessariamente al Gaetano Pini, perché “se va in mano a un altro collega sono finito”.

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