Italmopa: la nostra farina è 100% made in Italy

Secondo indagine Doxa 65% italiani pensa Italia importi farina

MAR 22, 2017 -

Roma, 22 mar. (askanews) – “Abbiamo condotto, insieme all’istituto di ricerca Doxa, un’indagine su un campione di 1.000 italiani per indagare le loro conoscenze nel nostro campo di appartenenza, ovvero le farine e il grano. Ebbene, i risultati sono disarmanti, oserei dire preoccupanti. Il 65% degli intervistati pensa che l’Italia importi una quantità rilevante di farina da altri Paesi. Ma non è così”. Lo riferisce in una nota Ivano Vacondio, presidente di Italmopa, l’associazione industriali mugnai d’Italia, che spiega come “il flusso disordinato e incontrollato di informazioni che ha investito i consumatori negli ultimi anni, abbia confuso la percezione di ciò che arriva sulle loro tavole, causando non solo allarmismi ingiustificati, ma un danno enorme per tutto il comparto”.

“C’è una confusione palese e molto grave tra il grano, che siamo costretti a importare per carenze quantitative e qualitative e che spesso paghiamo purtroppo anche di più rispetto a quello italiano, e la farina, le cui importazioni non superano lo 0,2%…ovvero il nulla! Non ci stancheremo mai di ripetere – prosegue Vacondio – che le nostre farine sono da considerarsi al 100% Made in Italy. Esse sono il frutto dell’impareggiabile capacità dei nostri mugnai nel saper individuare e miscelare le migliori e più preziose varietà di frumento tenero, per la produzione di un’ampia varietà di farine di frumento, tutte accomunate da eccellenti qualità nutrizionali e salutistiche, destinate alla produzione di pane, di pizza o di prodotti dolciari. E questo a prescindere dall’origine della materia prima frumento”, precisa ancora.

Vacondio ricorda infine che il 2016 ha fatto registrare i raccolti nazionali di frumento più elevati nell’ultimo decennio. Nonostante ciò, rispetto alla richiesta dell’industria molitoria sussiste ancora un forte deficit sia quantitativo che qualitativo e, pertanto, il nostro Paese si trova nell’obbligo di importare circa il 60% del proprio fabbisogno nel comparto del frumento tenero e circa il 40 % nel comparto del frumento duro. “Una materia prima che è ancora più controllata di quella proveniente dai campi italiani – precisa ancora Vacondio – Il frumento importato, infatti, rispetta pienamente la normativa comunitaria, che è tra le più severe al mondo, per quanto riguarda la presenza massima di contaminanti, ed è sottoposto a sistematici e rigorosi controlli sia da parte degli organi pubblici di vigilanza, sia dalle stesse aziende molitorie nell’ambito dei sistemi obbligatori di autocontrollo. Siamo qui a lanciare un messaggio agli italiani: in un momento in cui la comunicazione globale ha azzerato filtri e controlli sui contenuti, ci mettiamo a loro completa disposizione per fornire tutte le informazioni, di natura legislativa ma anche nutrizionale, per dissipare i principali dubbi dei consumatori”.