Camorra, clan voleva uccidere carabiniere per bloccare indagini

Sette arresti tra esponenti dei Puca, attivi a Nord di Napoli

MAR 21, 2017 -

Napoli, 21 mar. (askanews) – Uccidere un carabiniere per allentare la pressione investigativa esercitata sul clan ed evitare che venissero concluse le indagini utili a far luce sugli affari illeciti gestiti dall’organizzazione criminale. E’ quanto emerso nel corso delle investigazioni sul clan camorristico Puca che hanno portato all’esecuzione di otto ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di quelli che sono ritenuti capi ed elementi di primo piano del gruppo criminale. Uno degli indagati è già detenuto. A vario titolo, i reati contestati sono: omicidio premeditato, porto e detenzione di armi e gestione del gioco clandestino, con l’aggravante di aver agevolato il gruppo camorristico e consentirne il controllo criminale di Sant’Antimo, Grumo Nevano e Casandrino. Le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo di Castello di Cisterna, coordinate dai magistrati della Dda partenopea, hanno anche evidenziato l’elevato livello di pericolosità del clan che aveva a disposizione armi da fuoco e da guerra per controllare il territorio. Grazie a intercettazioni telefoniche e ambientali e al contributo di alcuni collaboratori di giustizia, è stato possibile ricostruire le dinamiche criminali dei Puca che vanno dalle estorsioni a imprenditori e commercianti, al controllo delle attività economiche attraverso la gestione diretta di attività commerciali e imprenditoriali oltre al reinvestimento dei capitali illeciti. (segue)