La moglie di Gianni Trez dopo l’eutanasia: voleva morire così

"Sono arrabbiata con la politica"

MAR 1, 2017 -

Roma, 1 mar. (askanews) – Gianni Trez, veneziano, 65 anni, impiegato della Telecom in pensione, è morto con suicidio assistito in Svizzera, alla Dignitas, nella stessa stanza dove il giorno prima era morto il dj Fabo. “Mio marito – racconta al Corriere della sera Emanuela di Sanzo, la moglie – non era tipo da dire ‘ti amo’ o cose del genere. Da tempo non parlava più, poteva solo scrivere. In questi giorni ci siamo detti un milione di cose, tutte quelle che non ci eravamo detti in una vita.

Mentre moriva eravamo ai lati del letto, io e mia figlia. Gli abbiamo stretto le mani e lo abbiamo visto sorridere, tranquillo.

Se n’è andato così”.

“E’ stata una liberazione, per lui soprattutto. Ma anche per me e Marta, perché vederlo soffrire in quel modo assurdo e sapere che da noi non aveva la possibilità di decidere il suo finale è stata una crudeltà aggiunta alla crudeltà della malattia”.

Emanuela di Sanzo si dice “arrabbiata perché siamo dovuti venire fin qui, perché siamo al terzo rinvio in Parlamento della legge sul fine vita, perché penso ai tanti malati terminali che non hanno né forza né possibilità economiche per permettersi di morire dolcemente. Sono arrabbiata con la politicha che non rispetta chi soffre”.

“Ci tengo a dire una cosa: mio marito non era depresso. Era sofferente e senza futuro, la malattia gli aveva tolto ogni dignità. Se gli avessero detto: soffrirai altro tempo ma poi guarirai, avrebbe resistito”. Gianni Trez non era credente. “Mi ha detto: ‘Io non sono credente però non metto limiti alla provvidenza, se ci fosse qualcosa tanto meglio'”.

Ska MAZ