Utero in affitto, per la Corte di Strasburgo ok Italia che ha tolto il bambino

Allontamento minore da coppia di Colletorto non viola diritti

GEN 24, 2017 -

Bruxelles, 24 gen. (askanews) – I giudici della Grande Chambre della Corte europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo, hanno stabilito oggi che le autorità italiane avevano il diritto di allontanare un minore dalla coppia di Colletorto (Campobasso) che, non avendo con lui nessun legame biologico, lo aveva adottato illegalmente, ricorrendo a un contratto di maternità surrogata in Russia (una pratica vietata in Italia).

La Grande Chambre, ribaltando in appello una sentenza della Seconda sezione della Corte emessa il 27 gennaio 2015 (con cinque voti contro due), hanno accolto un ricorso del governo e stabilito (con una maggioranza di undici contro sei) che l’Italia, togliendo il minore alla coppia (Donatina Paradiso e Giovanni Campanelli) e dandolo in affidamento ad altri, non ha violato l’articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell’Uomo, sul diritto al rispetto della vita privata e familiare.

I giudici della Corte di Strasburgo hanno in sostanza accolto le motivazioni della Giustizia italiana (il Tribunale dei Minori di Campobasso, con decisione del 20 ottobre 2011) che aveva motivato il provvedimento dell’allontamento del minore con l’assenza di qualunque legame biologico con la coppia di Colletorto (dimostrata con un test del Dna), e la necessità di imporre il rispetto del diritto contro il tentativo di signori Campanelli e Paradiso di eludere le leggi nazionali che regolano l’adozione internazionale e vietano la maternità surrogata.

Nella decisione della Corte ha pesato anche il fatto che il bambino ha comunque avuto una relazione di breve durata con i ricorrenti. Già la prima sentenza di Strasburgo di due anni fa, a loro favorevole, non aveva chiesto che il minore, che oggi ha quasi sei anni, fosse riconsegnato alla coppia di Colletorto. “Accettare di lasciare il bambino con i ricorrenti avrebbe significato legalizzare la situazione da loro creata in violazione di regole importanti del diritto italiano”, spiega la Grande Chambre di Strasburgo. E sottolinea che i giudici italiani, “avendo concluso che il bambino non subirà un danno grave o irreparabile in conseguenza della separazione, hanno trovato un giusto equilibrio fra i diversi interessi in gioco”.

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