Sì trascrizione atti nascita gemelli nati in Usa da madre surrogata

A deciderlo Corte d'Appello Milano dopo no di ufficiale di Stato

GEN 3, 2017 -

Milano, 3 gen. (askanews) – La Corte di Appello di Milano ha ordinato all’ufficiale di Stato civile milanese di trascrivere integralmente nel registro degli atti di nascita i certificati di due gemellini nati negli Stati Uniti grazie alla tecnica della ‘gestazione per altri’. Ciascuno dei due bimbi è figlio biologico di due padri italiani diversi, coniugati tra loro e soci dell’associazione Famiglie Arcobaleno.

I bambini, che sono figli di entrambi i papà negli Stati Uniti, rimangono figli del solo papà biologico – come indicato negli atti di nascita – benché riportino il cognome (doppio) di entrambi i papà e nonostante siano definiti “gemelli” nella sentenza di cui in oggetto.

L’ufficiale di Stato civile milanese aveva rifiutato la richiesta dei genitori ritenendola contraria all’ordine pubblico, perché i bambini erano nati per il tramite della maternità surrogata (tecnica riproduttiva vietata in Italia dalla legge 40) e perché riportavano i cognomi di entrambi i papà. Dalla mancata richiesta di trascrizione discendeva che i bambini non potevano provare di essere riconosciuti in Italia come figli dai loro padri e, quindi, non potevano godere della cittadinanza italiana, con tutte le connesse difficoltà.

Il Tribunale in primo grado aveva rigettato il ricorso dei papà, i quali non dandosi per vinti, hanno deciso di impugnare il provvedimento denunciandone l’ingiustizia al giudice di grado superiore.

Secondo la Corte di appello, gli atti di nascita dei due gemelli non contrastano con l’ordine pubblico, ed evidenziano che il compito del giudice è quello di salvaguardare l’interesse preminente dei minori, il quale – come già affermato dalla Corte di Cassazione 19599/2016 – si sostanzia nel diritto a conservare lo status di figlio, a circolare liberamente nel territorio italiano ed europeo, a essere rappresentato dal genitore nei rapporti con le istituzioni italiane, e a preservare la propria identità. La Corte d’Appello ha anche evidenziato come il diniego dell’ufficiale di Stato civile violasse il disposto della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), che presta tutela ai legami familiari a prescindere dal modo in cui sono sorti.

Il caso dei due genitori, soci dell’associazione Famiglie Arcobaleno, è stato patrocinato dagli avvocati di Avvocatura per i diritti LGBTI – Rete Lenford Manuel Girola e Luca di Gaetano e dal dottorando di ricerca in giurisprudenza Giacomo Cardaci.