Anis Amri aveva un disagio psicologico

Era riottoso violento ma non c'erano segnali di radicalizzazione

DIC 23, 2016 -

Roma, 23 dic. (askanews) – Francesca Vazzana, direttore del carcere di Pagliarelli, ricorda perfettamente Anis Amri, detenuto nell’istituto penitenziario di Palermo da settembre a gennaio 2015, poi trasferito all’Ucciardone “per gravi e comprovati motivi di sicurezza” ora ricercato dalla polizia tedesca perché accusato di essere l’autore della strage al mercatino di natale di Berlino. Prima di Palermo il tunisino era stato nelle carceri di Catania, Enna, Sciacca e Agrigento, sempre trasferito dopo aggressioni e molestie nei confronti dei compagni. “Era un soggetto molto difficile”, racconta Vazzana al Messaggero, “la sua condotta degenerava frequentamente nell’aggressione. Era con ogni evidenza un soggetto che manifestava un disagio psicologico, dovuto alla mancata accettazione culturale del nostro sistema”.Poteva trattarsi di un problema di radicalizzazione? “Alla luce dei fatti accaduti, sembra scontato trarre questa conclusione, di fatto Amri aveva atteggiamenti che, generalmente, assumono le persone che non stanno bene, che hanno un disagio psicologico. Il totale rifiuto delle regole sfociava spesso in aggressività, soprattutto nei confronti dei compagni di cella. E’ stato subito chiaro che questa forma di aggressività derivasse da un problema culturale. Ovviamente era uno dei soggetti monitorati, ma allora non emergeva con chiarezza un profilo di radicalizzazione”. Per la direttrice del carcere palermitano, “ha picchiato alcuni detenuti, è stato aggressivo con le guardie penitenziarie, ma dagli episodi che si sono verificati nell’istituto che dirigo, non sono emersi elementi che facessero pensare a un fenomeno di radicalizzazione. Eraq un riottoso violento”.In generale, “i soggetti monitorati sono moltissimi. Tutti i detenuti islamici ormai lo sono. Siamo diventati attenti a ogni minimo segnale”.Ska-Cam