Scola: Europa è necessaria, ripartire da convivenza diversità

Attrezzati ad affrontare sfide grazie alle radici cristiane

DIC 6, 2016 -

Milano, 6 dic. (askanews) – I processi in atto nel mondo di oggi sono talmente complessi che rendono l’Europa non “un’opzione ma una vera e propria necessità”: lo ha detto il cardinale Angelo Scola, Arcivescovo di Milano, nel suo discorso alla città per sant’Ambrogio dal titolo “Milano e il futuro dell’Europa”. “È necessaria una nuova visione dell’Europa che, da una parte, valorizzi quella molteplicità culturale che da sempre la caratterizza e, dall’altra, permetta agli stessi Stati di ritrovare la necessaria unità per rispondere alle sfide dei tempi, prime fra tutti l’immigrazione e la sicurezza” ha detto Scola

La strada da seguire per ritrovare un’unità secondo Scola è la stessa che è stata percorsa all’inizio del processo di unificazione, con la costituzione della Ceca: è un metodo che parte dalla realtà e dalle sue urgenze concrete ” per lasciar emergere l’ideale. L’ideale, non l’utopia, vale a dire un senso (significato e direzione) per un cammino comune europeo”. Grande realismo e grandi ideali dunque devono unirsi per edificare una “casa comune europea”: l’Europa, ha detto l’Arcivescovo, è attrezzata “per affrontare l’inevitabile tensione tra identità e differenza e tra unità e pluralità” proprio “grazie alla radice cristiana delle nostre culture”. Soprattutto i cristiani, ha infatti detto, hanno “tutti gli strumenti culturali per raccogliere la sfida della pluralità. Si tratta di ripensare gli assiomi su cui poggiano le nostre democrazie procedurali e il principio di laicità sul quale intendono reggersi”.

“In una società plurale, per sua natura tendenzialmente conflittuale, la laicità è tale solo se crea le condizioni per garantire la narrazione di tutti i soggetti personali e sociali che la abitano, in vista del reciproco riconoscimento . Solo così è possibile una convivenza tendenzialmente armonica che generi vita buona” ha aggiunto Scola.

L’espressione richiamata è quella usata da Papa Francesco nei suoi discorsi “Europa famiglia di popoli”, che secondo l’Arcivescovo di Milano “dice bene il compito storico che la attende: non un superstato né una raffinata tecnocrazia, ma una convivenza delle diversità, capace di farle collaborare e di integrarle nell’orizzonte di senso proprio un umanesimo personalista”.