Finisce la latitanza di Marcello Pesce, “u ballerinu” -scheda

Ricercato da aprile 2010

DIC 1, 2016 -

Roma, 1 dic. (askanews) – I carabinieri del comando provinciale lo ricercavano dall’aprile 2010, quando è riuscito a sfuggire alla cattura nell’operazione “All Inside”, l’inchiesta che ha decimato la cosca Pesce di Rosarno e ha registrato la collaborazione di Giusy Pesce, una delle prime “pentite” della provincia reggina. Marcello Pesce, alias “u ballerinu”, si diede alla macchia perché qualcuno lo avvertì del blitz dell’Antimafia, allora guidata da Giuseppe Pignatone e Michele Prestipino, oggi rispettivamente capo e procuratore aggiunto della Procura capitolina.

“E’ nata una bambina, è nata una bambina”, questo il testo intercettato sul suo telefonino. Da allora, per sei anni di Marcello Pesce si sono perse le tracce. In secondo grado la Corte d’Appello lo ha condannato a 16 anni di carcere. Durante il dibattimento d’Appello il pm Alessandra Cerreti è riuscita a far “entrare” le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Vittorio Pisani, avvocato del foro di Palmi, che dopo essere stato condannato per la finta ritrattazione della testimone di giustizia Maria Concetta Cacciola (uccisa dalla ‘ndrangheta nell’agosto 2011), ha deciso di collaborare con la giustizia e ha riferito alla Dda tutte le sue conoscenze sui clan di Rosarno e soprattutto sulle cosche Pesce e Bellocco che per anni ha difeso in Tribunale.

Marcello Pesce è soprannominato “u ballerinu” perché era solito frequentare locali della movida tirrenica. Figlio di Rocco Pesce, nonché nipote del defunto boss, Giuseppe Pesce, Marcello, 52 anni, era inserito nell’elenco dei latitanti più pericolosi, stilato dal ministero dell’Interno. La sua figura era emersa come una figura di spicco già negli anni ’90, la condanna solo due anni fa.