Epilessia, “Sudep” la morte improvvisa mistero per i ricercatori

Evento che avrebbe ucciso Cucchi da tempo allo studio di neurologi

OTT 4, 2016 -

Roma, 4 ott. (askanews) – Con i risultati pubblicati oggi dei periti del Gip sulla morte di Stefano Cucchi, torna alla ribalta quella che gli specialisti chiamano “SUDEP (Sudden Unexpected Death in Epilepsy)”: la morte improvvisa e inaspettata dei pazienti epilettici. Un evento relativamente raro, ma sul quale è estremamente vivo l’interesse della comunità scientifica internazionale essendo una complicanza devastante dell’epilessia che si stima possa essere responsabile del 10% dei decessi dei pazienti.

La questione è da tempo all’attenzione dei neurologi e uno studio Usa dell’equipe di ricercatori diretta da Jeffrey Noebels, neurologo presso il Baylor College of Medicine di Houston, Texas, pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine suggeriva che l’evento potrebbe scaturire da un arresto encefalico a seguito di un attacco epilettico.

La Sudep colpisce senza preavviso: spesso le persone vengono trovate morte dopo un attacco epilettico. Si tratta spesso di giovani (l’età media è intorno ai 20 anni) e i pazienti con attacchi generalizzati incontrollati (il tipo più grave di epilessia) sono quelli che corrono il rischio più alto. I ricercatori stimano che negli USA muoiono di morte improvvisa circa 3000 persone ogni anno.

Già in uno studio pubblicato nel 2013 sulla rivista The Lancet, un team internazionale di ricercatori aveva descritto i casi di pazienti epilettici morti mentre erano tenuti sotto controllo da apparecchiature ospedaliere per il monitoraggio dell’epilessia.

Nei casi di Sudep l’esame tossicologico e l’analisi autoptica post mortem non sono in grado di identificare la causa del decesso in quanto non rivelano alcun danno anatomico.

Secondo il Gruppo di studio della Lice – Lega Italiana contro l’epilessia sugli aspetti clinici della Sudep, l’incidenza riportata è diversa in rapporto al tipo di popolazione studiata variando dal 0,35 casi ogni mille l’anno nei pazienti con epilessia di nuova insorgenza e nei pazienti in remissione al 3-9 ogni mille nei pazienti con epilessia cronica e refrattaria.

Il più importante fattore di rischio – chiariscono i neurologi – sembrerebbe essere l’elevata frequenza di crisi e i meccanismi coinvolti sarebbero di tipo cardiaco e respiratorio.

Ma molti indizi suggeriscono la presenza di fattori predisponenti individuali, ad esempio, su base genetica. In particolare recenti studi hanno ipotizzato la possibilità che una canalopatia comune possa essere alla base sia della malattia cardiaca sia dell’epilessia e quindi potrebbe contribuire alla maggiore incidenza di Sudep attraverso una aritmia cardiaca letale.

L’epilessia è una malattia ancora per molti versi poco conosciuta ma più diffusa di quanto non si pensi. In Italia colpisce mezzo milione di persone, ma oltre la metà ne ignora la causa. Recentemente la Federazione Italiana Epilessie (Fie) ha sviluppato un ampio progetto per la mappatura del DNA di bambini con epilessia, allo scopo di scoprirne le cause genetiche: “In questo modo – hanno chiarito i ricercatori – sarà possibile individuare nuovi geni responsabili della patologia e progettare terapie per la malattia, su misura per ogni paziente”.