Dossier illegali Telecom: fissato appello dopo quasi 4 anni

In primo grado sette condanne e cinque assoluzioni

SET 13, 2016 -

Milano, 13 set. (askanews) – Il processo di primo grado era arrivato a sentenza il 13 febbraio 2013. L’appello prenderà il via il 3 novembre prossimo, dopo quasi 4 anni. La vicenda è quella dei dossier illeciti di Telecom Italia, una ‘spy story’ tutta italiana che risale ai primi anni del 2000 e che coinvolse alcuni uomini della security interna del gruppo di telefonia e di Pirelli con l’accusa di aver confezionato illegalmente una serie di report su noti personaggi dell’epoca.

Saranno i giudici della prima Corte d’Assise d’Appello, presieduti da Sergio Silocchi, a decidere se confermare o modificare l’esito del procedimento di primo grado che si era chiuso con sette condanne e cinque assoluzioni per prescrizione del reato. Tra i principali imputati figurano l’ex agente del Sisde, Marco Bernardini, condannato e 7 anni e 6 mesi in primo grado, e l’ex investigatore privato Emanuele Cipriani, (5 anni e 6 mesi). Per loro, l’accusa prinicipale è associazione a delinquere. Condannati anche l’ex responsabile della security di Telecom Brasile, Angelo Jannone (1 anno con pena sospesa), l’ex membro del cosiddetto “Tiger Team” Andrea Pompili (4 anni), l’imprenditore Roberto Preatoni (2 anni e mezzo), il giornalista Guglielmo Sasinini (3anni e 6 mesi) e l’ex sindacalista Antonio Vairello (3 anni). L’ex responsabile della security di Telecom, Giuliano Tavaroli, aveva inveve patteggiato la pena a 4 anni e due mesi. Le vittime della presunta attività di dossieraggio si erano inveve costituite parte civili ottenendo risarcimenti compresi tra i 10 e i 50 mila euro. Tra questi anche il giornalista e attuale senatore del Pd Massimo Mucchetti (30 mila euro) e i Democratici di Sinistra (oggi confluiti nel Pd) che hanno ottenuto un risarcimento di 50 mila euro in relazione al cosiddetto dossier “Oak Fund”, dal nome di uno dei soci di Bell (holding lussemburghese legata alla scalata a Telecom del 2001). Altri risarcimenti, per un totale di 12 milioni di euro, erano stati riconosciuti a favore della Presidenza del Consiglio, di tre ministeri (Interno, Giustizia, ed Economia) dell’Agenzia delle Entrate e dell’Autorità garante per la concorrenza e il mercato.