Aidepi: grano italiano insufficiente, quello estero è sicuro

Dopo manifestazione Coldiretti a Bari per salvare granaio italiano

FEB 24, 2016 -

Roma, 24 feb. (askanews) – “Di fronte all’ennesima manifestazione di Coldiretti, che anche oggi insinua dubbi sulla qualità e sulla tracciabilità del grano estero in arrivo al Porto di Bari”, Aidepi, l’associazione delle industrie del dolce e della pasta italiane, risponde ricordando “le 10 verità che tutti dovrebbero sapere sul grano e sulla pasta, per garantire una informazione corretta e completa ai milioni di italiani amanti di questo alimento”. Oggi proprio al porto di Bari il personale del Corpo forestale dello Stato sta effettuando una serie di controlli su tir e container carichi di grano proveniente da Panama, Regno Unito e Canada, arrivati in Italia negli ultimi giorni e in uscita dal Porto di Bari. “Abbiamo deciso di rendere noti alcuni dati di fatto che altri preferiscono occultare – spiega Aidepi -, facendo per esempio credere al consumatore che l’importazione di grano duro è un fenomeno recente che accade per colpa dell’industria alimentare moderna”. Secondo l’associazione, ogni manifestazione di protesta è legittima e ben vengano ulteriori approfonditi controlli sul grano estero oltre a quelli già effettuati dalle autorità italiane e dalle aziende produttrici. “Ma la disinformazione non aiuta il consumatore a fare scelte consapevoli. Insinuare che la pasta fatta con grano non del tutto italiano non è sicura, buona, o pulita non solo è irresponsabile, ma è anche controproducente”.

Aidepi ricorda infatti che è in crescita il ricorso ad accordi di filiera tra industria della pasta e realtà locali e danneggiare il settore della pasta finisce per colpire, nel medio periodo, anche gli interessi degli agricoltori. Gli attacchi di Coldiretti “sono incoerenti con la sua posizione aperta al dialogo dimostrata in tavoli governativi come la Cabina di regia sulla pasta (alla quale Coldiretti partecipa assieme ad Aidepi, al MISE e al MIPAAF), che, tra i suoi obiettivi, ha anche il sostegno alle coltivazioni di grano duro di qualità in Italia e la redistribuzione sull’intera filiera del valore aggiunto creato”.

Innanzitutto, ricorda Aidepi, la produzione italiana di grano duro non è sufficiente a soddisfare le richieste dei produttori italiani di pasta. C’è un deficit di materia prima nazionale pari a circa il 30-40% del fabbisogno del settore. Inoltre, l’industria pastaia importa da sempre grano duro dall’estero: “il mito della pasta italiana si è costruito nell’Ottocento, proprio utilizzando grano di altissima qualità russo e canadese”.

Aidepi sottolinea che il grano importato dall’estero è tracciato e sicuro: l’UE, le autorità italiane e le aziende pastarie lo garantiscono attraverso un piano di controlli rigorosissimo lungo tutta la filiera. E il grano straniero “non viene comprato per risparmiare: spesso costa anche di più. Serve ad aggiungere stabilità alla qualità del grano italiano”. La selezione dei migliori grani, infatti, dipende dalla stagione e dalla qualità dei raccolti. Ecco perché i pastai li cercano in tutto il mondo. Oggi il migliore grano non italiano arriva soprattutto da Canada, USA, Australia, Russia e Francia.

“Una eventuale contaminazione delle materie prime riguarda sia il grano italiano che quello straniero nella stessa misura – aggiunge Aidepi – Se dai controlli delle aziende la materia prima non risulta essere a norma, non viene utilizzata per la pastificazione”.

Ancora, rispondendo direttamente a Coldiretti, Aidepi spiega che “affermare che comprando pasta fatta con il 100% di grano duro nazionale si salva il granaio d’Italia è fuorviante. La produzione italiana viene salvata tutti i giorni dalle 120 aziende pastarie che acquistano in Italia il 60-70% del grano duro necessario per la produzione di pasta, cioè tutta la produzione di grano duro italiana. Produrre pasta solo con grano italiano costringerebbe molti italiani a rinunciare al loro piatto preferito e a un pilastro della dieta mediterranea. Siamo il più grande Paese consumatore di pasta, con 26 kg procapite all’anno. Il grano duro italiano non è sufficiente a coprire questa domanda. E comunque sono già in commercio prodotti realizzati con grano 100% di origine italiana”.

Infine, producendo pasta fatta con solo grano italiano “non potremmo esportarne il 58%, come facciamo attualmente. Con danni enormi al settore e agli altri comparti trainati dall’export di pasta, come olio, formaggio e pomodoro. La pasta italiana è sicuramente Made in Italy perché è frutto del saper fare del pastaio italiano e di una tradizione trasmessa da secoli. Sarebbe ingiusto e riduttivo ricondurre la qualità di questo prodotto alla sola origine della materia prima”.