Alfano: grazie a dl anti-terrorismo combattere all’estero è reato

"Pene severe, e molta attenzione al contrasto sul web"

FEB 10, 2015 -

Roma, 10 feb. (askanews) – “Andare a combattere all’estero è divenuto reato: prima era reato solo reclutare combattenti”. Lo ha sottolineato il ministro dell’Interno Angelino Alfano, nella conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri che ha varato il decreto anti-terrorismo.

In estrema sintesi, ha spiegato Alfano, nel decreto “vengono individuati nuovi reati di terrorismo internazionale, con la reclusione da 3 a 6 anni per chi si arruola, non solo per il reclutatore; la reclusione da 3 a 6 anni per chi promuove i foreign fighters; la reclusione da 5 a 10 anni per i ‘lupi solitari’ cioè coloro che si autoaddestrano per commettere atti terroristici, prevedendo un’aggravante se ci si autoaddestra via web”.

Particolare attenzione dunque al contrasto del terrorismo internazionale sul web: “Prevediamo pene severe per chi istiga o per chi fa proselitismo”, una “black list” del ministero dell’Interno sui siti sospetti e “l’oscuramento dei siti su disposizione dell’autorità giudiziaria: era molto più complicato farlo prima di questo decreto”.

Inoltre, ha proseguito Alfano, “vengono rafforzate le misure di prevenzione” in particolare “applicando nei confronti dei sospettati di terrorismo le stesse regole che si applicano per i sospettati di mafia”. Vengono poi “rafforzati il potere di espulsione per i prefetti, il ritiro del passaporto e la sospensione di ogni documento equivalente per chi è sospettato” di volersi unire ai combattenti all’estero. Infine “sono stati rafforzati i poteri delle agenzie di intelligence per la prevenzione di atti di terrorismo internazionale”.