Sud: Svimez, contro emergenza lavoro serve politica, no austerita’

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(askanews) – Palermo, 8 nov – ”Non ci si puo’ illudere che soloperseguendo la logica dell’austerita’, alla quale sono stateimprontate le manovre degli ultimi anni per il riequilibriodei conti pubblici e la prospettiva di cospicui avanziprimari nei prossimi anni, si possa tornare a crescere: nonc’e’ crescita senza sviluppo e la piu’ grande carenza ditecnici e politici e’ proprio questo grande silenzio sul temadello sviluppo, mentre grande e’ l’attenzione ai pallidisegnali di una auspicata ripresa congiunturale, che temiamonon modificherebbe la grande sterilita’ di risultati in ungoverno dell’economia che si limitasse a perseguire la logicadell’austerita”’. Questo quanto dichiarato dal direttoredello Svimez, Riccardo Padovani, al convegno ‘Dopo ilRapporto Svimez 2013: una ”logica industriale” per laripresa dello sviluppo del Mezzogiorno e del Paese’ che si e’tenuto oggi a Palermo e a cui hanno partecipato PietroBusetta, presidente Fondazione Curella, Marco Di Marco,assessore sviluppo e attivita’ produttive del comune diPalermo, Riccardo Padovani, direttore Svimez, Adam Asmundodella Fondazione Res, Carlo Carminucci, direttore Isfort,Mario Centorrino, Universita’ degli Studi di Messina, LeandraD’Antone, Universita’ degli Studi di Roma, La Sapienza.

”Abbiamo proposto il tema della bellezza perche’ cirendiamo conto che il Paese deve trovare sistemi diversi perrisollevarsi, per una svolta e forse deve riscoprire i valoririnascimentali”, ha detto Busetta, che ha spiegato che””bellezza’ significa semplificazione amministrativa,riscoprire la nostra dimensione mediterranea, diminuire lapoverta’, significa che il Paese sia uno. Noi che siamoclasse dirigente di questo Paese abbiamo il dovere di fareuna operazione verita’ e dobbiamo essere capaci di analizzaree dire se l’Italia fin dal momento dell’Unita’ era ed e’stata poi in grado di assimilare a se’ e a pieno il Sud”.

Per Busetta, ”la verita’ e’ che nessuno si sta occupandodello spopolamento del Sud, del fatto che tra 20 anni lecampagne saranno deserte e gli antichi borghi sarannoabbandonati per sempre il tutto nella incapacita’ storicadella classe dirigente del Paese”. Dal 2008 al 2012 in Sicilia si sono persi 11 punti di Pile 86mila posti di lavoro, di cui circa 80mila tra giovaniunder 34, la disoccupazione corretta e’ arrivata a sfiorareil 33%, e il rischio di poverta’ e’ sull’isola quattro voltesuperiore del Centro-Nord. Eppure quello che colpisce e’ ilsilenzio dei tecnici e dei politici sul tema dello sviluppo,senza il quale non esiste la crescita, oppure l’insistenzasulla supremazia della logica dell’austerita’ per rilanciareil Paese, mentre occorrerebbe una nuova strategia di politicaindustriale centrata sul manifatturiero e un approccio disistema nella gestione dei progetti strategici simile aquella degli anni del dopoguerra per far ripartire tutto ilPaese avendo come fulcro il Mezzogiorno. A livello europeo, infine, occorrerebbe una profondarevisione dell’impianto dei fondi strutturali, risorseitaliane trasferite a Bruxelles che per effetto dellapolitica di coesione europea rientrano solo parzialmente inItalia, e non solo per l’incapacita’ di gestione dei progettidelle regioni o dei ministeri italiani, ma perche’strutturalmente una cospicua quota e’ destinata ai paesi nonaderenti all’euro, che gia’ godono, a differenza delMezzogiorno italiano, di misure fiscali vantaggiose e diun’autonomia valutaria per noi impensabile.

Contro la poverta’ il reddito di inclusione sociale, sel’Italia e’ troppo diseguale per crescere, politiche disviluppo e politiche redistributive e di inclusione socialedovrebbero andare di pari passo. In questo senso va guardatacon estremo interesse la proposta di adozione di unostrumento di lotta alla poverta’ quale il Reis, reddito diinclusione sociale, presentata dalle Acli e dalla Caritas.

Secondo elaborazioni Svimez infatti delle circa 1 milione e300mila famiglie beneficiarie in Italia della misura, oltre620mila sarebbero al Sud, una cifra pari al 48,5% del totalee al 7,7% del totale delle famiglie italiane, a fronte di uncosto stimato in circa 2,9 miliardi di euro.

red/gc