Alimenti: Cia, pasta ‘made in Italy’ non conosce crisi

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(askanews) – Roma, 25 ott – Non c’e’ crisi per la pasta italiana,che resiste sulle tavole nonostante il crollo dei consumi econtinua incontrastata a conquistare i mercati stranieri. Sulfronte ”spaghetti & company”, il Belpaese non ha rivali ebatte ogni primato: l’Italia resta il primo produttore almondo con 3,3 milioni di tonnellate per un controvalore di4,6 miliardi di euro, il primo consumatore con 26 chili procapite e il primo esportatore con 1,9 milioni di tonnellate.

E’ quanto afferma la Cia-Confederazione italiana agricoltori,in occasione del ‘World Pasta Day 2013’.

Nonostante il lieve calo delle quantita’ acquistate (-1%nei primi otto mesi del 2013) dovuto alle difficolta’economiche delle famiglie – spiega la Cia – la pasta restauno dei piatti piu’ amati dagli italiani. Che, per nonrinunciarci, con la crisi si sono piuttosto orientati versoconfezioni low-cost e format distributivi piu’ convenienticome i discount (+4,5%), portando a una riduzione della spesaper tagliatelle e rigatoni del 9% circa.

Gli italiani, quindi, rimangono i maggiori consumatorimondiali di pasta, con una netta preferenza per la pastasecca (22 chili a testa) rispetto a quella fresca (4 chili) -ricorda la Cia -. Seguono a notevole distanza i venezuelanicon 13 chili a persona, i tunisini (11,9 chili), i greci(10,4 chili), gli svizzeri (9,7 chili), gli svedesi (9chili), gli americani (8,8 chili), i cileni (8,4 chili), iperuviani (8,3 chili) e i francesi (8 chili).

Ma l’Italia mantiene anche la leadership di primoproduttore globale: nel 2012 – spiega la Cia – gli StatiUniti si sono fermati a 2 milioni di tonnellate, il Brasile a1,3 milioni di tonnellate e Russia e Turchia a meno di unmilione di tonnellate annue. Di contro lo stivale, con 3,3 milioni di tonnellateprodotte, resta prima sul podio e continua a volareoltreconfine. Nel 2012 l’export e’ cresciuto del 7% -evidenzia la Cia – e anche il primo semestre di quest’anno iltrend si mantiene positivo con il +6%. In particolare, il 73%delle esportazioni finisce nei piatti dei consumatorieuropei, il 13% negli Usa e il 14% nel resto del mondo. Macon un boom senza precedenti nei nuovi mercati emergenti,prima di tutto la Cina (+60%).

Un successo a cui contribuiscono anche i nostriagricoltori -conclude la Cia – che continuano a coltivaregrano duro nonostante i problemi strutturali del comparto: icosti produttivi sempre piu’ alti, i prezzi sui campi nonremunerativi e troppo soggetti alle fluttuazioni dei mercatiinternazionali e l’assenza di politiche mirate per ilsettore.

red/gbt