Shoah: Di Segni, memoria dovere per riparare ferite vecchie e nuove

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(askanews) – Roma, 16 ott – ”Settanta anni. Nell’immaginario enel simbolismo ebraico il numero settanta indica un gruppogrande e uniforme, malgrado le differenze interne. Sonosettanta nella Bibbia i discendenti di Noe’, che dannoorigine ad altrettanti popoli, come sono settanta gli ebreiscesi in Egitto; in pratica settanta rappresenta l’umanita’intera, divisa nelle diversita’ dei vari popoli, che sirispecchia come microcosmo nelle famiglie di Israele. Undestino comune deve legare e unire queste settanta animediverse. Il progetto biblico e’ armonico, ma l’umanita’spesso va contro questo progetto. E se cerchiamo un esempiodi drammatica rottura di questa armonia, gli avvenimenti cheoggi ricordiamo ne sono la rappresentazione piu’sconvolgente”. Parole del Rabbino Capo Riccardo Di Segni, inoccasione dei 70 anni dal rastrellamento del Ghetto di Roma.

”Settanta anni, secondo il libro dei Salmi – ha spiegato -rappresentano la durata della vita di un uomo. Una cifra cheun tempo rispecchiava la realta’, oggi riusciamo asuperarla.

Secondo la tradizione, quel Salmo e’ uno dei piu’ antichi, ascrivere quella frase e’ stato Mose’, che voleva sottolinearela caducita’ della condizione umana. Il simbolo di questaimmagine risalta con evidenza oggi. Su quei fatti che oggiricordiamo e’ ormai trascorsa una vita completa, anche questanon semplice e senza preoccupazioni, ma almeno senza gliapici dell’orrore vissuto, almeno da queste parti. E’ bene edoveroso – ha concluso – che se ne mantenga viva la memoria,che tutti insieme si operi per guarire e riparare, le vecchieferite e quelle nuove, che purtroppo oggi si aprono anchedavanti ai nostri occhi. Siamo qui insieme a condividere unimpegno”.

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