Crisi: in Sardegna pescatori incatenati in mare contro maxicanoni

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(askanews) – Roma, 27 set – Pescatori incatenati in mare apertocontro il boom dei canoni demaniali marittimi che dal 1*gennaio 2014 aumenteranno di cento volte, costringendo leimprese di acquacoltura italiane a chiudere i battenti, econdannando un settore che vale oggi circa 400 milioni dieuro. La protesta e’ stata promossa da ColdirettiImpresapesca nel Golfo di Alghero, in Sardegna, dovel’imprenditore Mauro Manca, titolare di un impianto diacquacoltura si e’ incatenato a una delle gabbie perl’allevamento del pesce, a un km e mezzo dalla costa. Dal prossimo anno scattera’ infatti una norma contenuta inuna vecchia Finanziaria che prevede l’aumento dei canonidemaniali marittimi per gli impianti di acquacoltura. Unavera e propria stangata, visto che da 500 euro si passera’ auna media di 500mila euro. Cifre impossibili da sostenere -denuncia Coldiretti Impresapesca – per le imprese del settoreche saranno costrette a chiudere. La norma, contestata dalgarante della concorrenza, perche’ discrimina tra Aziende,cui viene aggiornato il canone, e cooperative, che mantengonoinvece i canoni agevolati, fino ad oggi non e’ stataapplicata dalle Amministrazioni locali per evitareconseguenze pesantissime. Le imprese di Acquacolturalamentano quindi il disinteresse della politica che mentreper salvare il comparto della nautica da diporto e glistabilimenti balneari ha persino adottato una proroga fino al2020 e cio’ nonostante l’opposizione dell’Unione Europea, cheha chiesto all’Italia di far valere quanto previsto dalladirettiva Bolkenstein – sottolinea Coldiretti Impresapesca -mentre ha completamente dimenticato l’acquacoltura che non e’soggetta alla stessa Direttiva Servizi, nonostante l’Ue datempo inviti gli stati membri ad eliminare gli ostacoli allosviluppo degli allevamenti ittici. La stangata sui canoni rappresenta, dunque, una vera epropria beffa per le imprese italiane, che si ritroverebberouniche vittime di una norma indubbiamente sbagliata.

L’ennesimo colpo – rileva Coldiretti Impresapesca – a uncomparto, quello della pesca, che negli ultimi 30 anni hagia’ perso il 35 per cento delle imbarcazioni e 18.000 postidi lavoro, mentre si aggrava il calo dei consumi, che neiprimi cinque mesi del 2013 ha visto un crollo degli acquistidi pesce fresco in valore del 17 per cento. Ma il settoresoffre – continua Coldiretti Impresapesca – anche laconcorrenza sleale del prodotto importato dall’estero espacciato come italiano, soprattutto nella ristorazione,grazie all’assenza dell’obbligo di etichettaturadell’origine. Ad oggi infatti l’unico strumento per invertirela crescente dipendenza italiana dall’importazione, che hasuperato il 76 per cento e’ rappresentato dall’acquacoltura,che invece viene penalizzata dalla mancanza di certezze e dauna grave assenza di norme che ne consentano lo sviluppo.

Proprio per valorizzare il pesce pescato e allevato nelnostro Paese mediante la creazione di una filiera itticatutta italiana che tuteli la qualita’ e l’identita’ nazionaledel prodotto Coldiretti Impresa Pesca ha avviato iniziativepilota per la vendita diretta del pesce presso la rete diCampagna Amica. com/rus