Diffamazione: Siddi, per Strasburgo e’ ingiustizia carcere giornalisti

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(askanews) – Roma, 24 set – ”Nessuno adesso puo’ avere piu’dubbi. La sanzione del carcere per il reato di diffamazione amezzo stampa deve essere cancellata. L’Italia e’ gia’ fuoritempo massimo per mettersi in regola con le consolidate normeeuropee sui diritti umani. La condanna del nostro Paese daparte della Corte Europea per i diritti dell’uomo per averinflitto una pena detentiva al direttore di Libero Belpietro,in un processo di diffamazione a mezzo stampa, e’ chiara enon da spazio ad equivoci. E’ una sanzione inevitabile e unbrutto ceffone per un Paese, il cui Parlamento da decennirinvia l’abolizione del carcere per i giornalisti a motivodella loro attivita’ professionale”. Lo afferma, in unadichiarazione, il segretario generale della Fnsi, FrancoSiddi.

”La Fnsi, incessantemente da anni, con i cronistiitaliani tutti, sostiene l’illegittimita’ (ancora presentenel nostro ordinamento) del carcere per diffamazione a mezzostampa, di cui anche il Capo dello Stato ha sollecitato ilsuperamento – continua la nota -. I fautori del carcere edelle limitazioni improprie all’informazione e alle opinionihanno ripetutamente fatto finta che quanto previsto dall’art.

10 della Convenzione Europea per i diritti dell’uomo fosseuna semplice indicazione e non una norma cogente per gliStati firmatari. Anche molte delle proposte di riformaavanzate continuano a contenere dei ”ma” di troppo accantoall’ipotesi di eliminare o attenuare la misura del carcere.

Ora, dopo la sentenza della Corte Europea dei dirittidell’uomo, l’Italia dovra’ chiedere scusa a Belpietro,pagandogli anche un risarcimento di 10 mila euro per danninon pecuniari e 5 mila per spese legali. Troppo poco sulpiano materiale, quanto vale per rendere chiaro a tutti chela norma del Codice penale italiano va cassata rapidamente. ABelpietro – che ha avuto la costanza di insistere sullaliceita’ del suo lavoro fino alla Corte di Strasburgo – unristoro morale importantissimo, che deve riguardare d’ora inpoi tutta la categoria. Nello specifico caso, peraltro, lariflessione deve essere ancora piu’ radicale, poiche’ ildirettore di Libero era stato condannato in appello e inCassazione (dopo l’assoluzione in primo grado) per omessocontrollo (in quanto responsabile della testata) su unarticolo e opinioni scritte da un altro giornalista, LinoIannuzzi, nella sua funzione, all’epoca, di Senatore dellaRepubblica”.

”Come afferma la Corte dei diritti dell’uomo – concludeSiddi – la sanzione che era stata inflitta al direttore diLibero e’ ”ingerenza nel diritto alla liberta’ diespressione non… proporzionata ai fini perseguiti”. Eancor piu’ rilevante la riaffermazione che la reclusione incarcere per un reato commesso nel settore della stampa non e’compatibile con la liberta’ di espressione, se non incircostanze eccezionali, come nel caso di incitazione allaviolenza o all’odio razziale. Il Parlamento, a cominciaredalla Commissione Giustizia della Camera, che ha in questigiorni in carico i progetti di legge e di riforma, ne prendaatto e proceda di conseguenza”. com/sat/mau