Contraffazione: Eurispes, in Italia costa 110 mila posti lavoro in meno

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(askanews) – Roma, 17 set – In Italia le stime sul mercato dellacontraffazione parlano di un giro di circa 7 miliardi dieuro, che comporta minori entrate fiscali per 1,7 miliardi euna perdita di 110mila posti di lavoro. Tra i settori piu’colpiti, l’abbigliamento e gli accessori (2,5 miliardi dieuro), seguiti da cd, dvd, pirateria informatica e dalcomparto agroalimentare (1,1 miliardi di euro). Nel 73% deicasi i beni sequestrati risultano di origine cinese. Questoil risultato di un’indagine condotta da Eurispes incollaborazione con il consorzio PoliEco dal titolo ‘darifiuti a risorse. Il futuro della gestione delle plastiche’e che verra’ presentato in occasione della V edizione delForum internazionale sull’economia dei rifiuti, che avra’luogo ad Ischia nei giorni 20 e 21 settembre presso L’Albergodella Regina Isabella.

Recenti dati forniti dalle dogane europee mostrano ladimensione del fenomeno: nel 2011 e’ stato rilevato unincremento del 15% dei casi di contraffazione, conpercentuali simili in termini di articoli contraffatti (11%)ed il rispettivo valore della vendita al dettaglio (14%).

Oltre ad instaurare dinamiche virtuose incentrate sullavalorizzazione della filosofia che in Italia si e’ tradottanel marchio di qualita’ ambientale volontario ‘rifiuti km0’,un importante aiuto al mercato italiano potrebbe proveniredalla predisposizione di ulteriori incentivi per riciclatorie produttori, sia in termini economici che di servizi alleimprese. Infatti, la contrazione dei prezzi dei prodotti chene conseguirebbe, costituisce uno stimolo per il consumatoread acquistare prodotti Made in Italy, spesso penalizzatidall’industria criminale.

Per Eurispes, e’ evidente quindi l’urgenza di un cambio diprospettiva in grado di costruire nuove opportunita’.

Occorre, da un lato, ripensare il concetto di rifiuti intermini di materiali, ossia valorizzando la risorsa da unpunto di vista tecnico-economico. Dall’altro, concepire ilterritorio non solo come elemento di qualita’ ambientale, maanche come punto di partenza per un rinnovato impulso delsettore in chiave green. E’ necessaria, inoltre, una maggiorecooperazione tra produttori di manufatti, distributori,consumatori, riciclatori ed altri operatori del settore;cooperazione per la quale si rende necessaria unarivisitazione del rapporto tra politica e territoriofinalizzata sia a fornire adeguate risposte amministrative egestionali delle realta’ con differenti sensibilita’ ecriticita’ ambientali, sia ad una ottimizzazione deimateriali realizzati sul territorio nazionale.

Le prospettive indicate dallo studio dell’Eurispesprevedono di agire nei luoghi di produzione per captare imateriali prima che siano considerati rifiuti, evitandone lospostamento e la conseguente probabile dispersione sulterritorio, (azione vincente, soprattutto se sostenutadall’interazione tra Enti, Associazioni di categoria eImprenditoria italiana, dai singoli produttori alla grandedistribuzione); di riproporre in sede legislativa lacondizione che gli impianti di riciclo in cui si conferisconoall’estero i rifiuti recuperabili debbano averecaratteristiche ambientali equivalenti a quelle vigenti inEuropa; di promuovere un mercato dei prodotti riciclati ‘Madein Italy’, soprattutto quelli che possono vantare unacertificazione in tal senso.

”L’uso di prodotti riciclati – secondo il Presidentedell’Eurispes, Gian Maria Fara – e’ sempre piu’ centrale estrategico soprattutto per le nazioni povere di materieprime. Il valore economico di questi prodotti ha conosciutoun andamento significativo, soprattutto per quanto riguardail settore della plastica, piu’ sensibile all’andamento delmercato del petrolio”. ”Non e’ azzardato ipotizzare – hacontinuato Fara – che in futuro assisteremo ad una ‘guerradelle plastiche’, dalla quale uscira’ vincente solo chi sisara’ dotato degli strumenti idonei al recupero di materia,al riciclo dei rifiuti e al loro riutilizzo. Il miglioramentodella gestione dei rifiuti in polietilene, contribuisce,inoltre, a un miglior utilizzo delle risorse e puo’ aprirenuovi mercati e creare posti di lavoro, favorendo una minoredipendenza dalle importazioni di materie prime e consentendodi ridurre gli impatti ambientali, in una logica ditransizione verso una gestione sostenibile dei materiali”.

”Insomma la gestione dei rifiuti in generale e di quellidi plastica in particolare – conclude Fara – rappresentanouna grande sfida per la tutela dell’ambiente, ma sono ancheuna formidabile occasione per rendere piu’ efficienti lenostre risorse e piu’ forte la nostra economia”.

red/gc