Cattolici: Zamagni, no tax area e reddito permanente per le famiglie

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(askanews) – Torino, 13 set – La famiglia prima che un soggetto di consumo e’ un soggetto di produzione, genera capitale umano, capitale sociale e capitale relazionale, non e’ soltanto un luogo di affetti. Secondo uno studio del comitato per il progetto culturale della Cei il valore complessivo del lavoro familiare varia tra i 433 e i 570 miliardi, a seconda del metodo di calcolo. In sintesi vale circa un quarto del Pil. Eppure nel nostro paese si continua a vedere la famiglia solamente come una voce di spesa del bilancio pubblico e non come risorsa strategica per lo sviluppo umano integrale. E’ quanto ha sostenuto Stefano Zamagni, ordinario di economia politica all’Universita’ di Bologna intervenendo oggi alla 47esima settimana sociale dei cattolici italiani in corso a Torino. Secondo Zamagni occorre un salto nelle politiche per la famiglia che da settoriali per eta’, vale a dire rivolte all’infanzia, ai giovani o agli anziani non autosufficienti, devono puntare sulla costituzione di un sistema integrato per la promozione del benessere familiare. Nell’ultimo quindicennio, lamenta il docente, tutti i paesi europei tranne la Grecia e l’Italia, si sono adoperati a favore della famiglia e in particolare su poverta’ autosufficienza o prima infanzia. Nel suo lungo intervento che costituisce una delle riflessioni centrali dell’appuntamento torinese dei cattolici che quest’anno e’ dedicato alla famiglia, appunto, Zamagni indica alcune strade per una diversa politica. Se la famiglia ha una sua identita’ e autonomia e non e’ soltanto un aggregatore di preferenze individuali si puo’ ripensare il reddito nazionale dando riconoscimento a tutto cio’ che di produttivo la famiglia realizza (il pasto consumato in casa, la cura di un minore). La conseguenza e’ che il sostegno economico deve assumere il carattere della restituzione o della compensazione abbandonando quello della compassione o dell’assistenzialismo paternalistico. Una seconda linea di intervento dovrebbe puntare a ridurre l’incertezza oggi gravante sulle famiglie. Zamagni indica esplicitamente ”qualche forma di reddito permanente alla famiglia in sostituzione dell’ormai obsoleto concetto di sussidi integrativi al reddito familiare”. Terzo presupposto per un’azione credibile e’, secondo il professore emiliano, quello di pensare alla famiglia come ad una ”speciale azione comune” fondata sui principi della consapevolezza di tutti i partecipanti, della responsabilita’ di ciascuno, del conseguimento di un medesimo obiettivo. In concreto Zamagni indica tre gruppi di provvedimenti economicamente possibili e agevolmente trasformabili in progetti operativi, a partire dall’attuazione del piano nazionale per la Famiglia approvato dal consiglio dei ministri il 7 giugno 2012. Il primo riguarda il fisco e la revisione delle tariffe. Sottolineando che un’equa riforma fiscale non puo’ che passare dal riconoscimento della personalita’ giuridica della famiglia. Va accolta, ha detto, pur con la necessaria gradualita’ obbligata dalle condizioni del bilancio pubblico, la proposta avanzata dal forum delle associazioni familiari per l’introduzione del fattore famiglia che prevede una no tax area familiare determinata in base al numero dei componenti del nucleo. Possono poi essere eliminate alcune incongruenze delle nostre leggi: la rivalutazione catastale non puo’ non tener conto se lo stesso appartamento e’ occupato da una o da quattro o cinque persone. Cosi’ come e’ incongruente l’aumento del coefficiente per il terzo figlio nella Tares, ora destinata ad essere sostituita dalla service tax, o nella determinazione dell’Isee. Il secondo pilastro di provvedimenti riguarda l’armonizzazione dei tempi di lavoro e dei tempi di vita familiare che va a sostituire un concetto considerato equivoco di conciliazione, e che in sostanza codifica la subalternita’ della famiglia alla impresa, anziche’ metterla su un piano di parita’, di pari dignita’ nel quadro di un piu’ avanzato sistema di organizzazione del lavoro. L’indennita’ del congedo parentale ad esempio, che prevista al 30% della retribuzione, potrebbe essere portata al 70% mediante forme di autofinanziamento sulla falsariga di quel che gia’ avviene in altri paesi europei. Cosi’ il part-time, che deve diventare piu’ semplice nell’uso e meno penalizzante in termini di carriera studiando politiche di uso del tempo e riarticolando la divisione tra quello dedicato alle retribuzioni di mercato e quello retribuito diversamente. Misure di armonizzazione spiega Zamagni che potrebbero avere effetti positivi nella riduzione dell’assenteismo, del turn over, nell’aumento di produttivita’. La terza classe di provvedimenti, infine, riguarda l’assetto istituzionale e amministrativo: la famiglia non piu’ oggetto del welfare statale, di cura e di presa in carico, ma soggetto di politica con rispetto per la sua specifica identita’. Primo suggerimento e’ quello di aumentare la dotazione del fondo per le politiche familiari con l’introduzione di piattaforme di crowfunding, di nuovi strumenti di finanza etica tipo obbligazioni sociali. Promuovere l’aggregazione della domanda sociale di beni e servizi e di conseguenza una razionalizzazione della spesa. Zamagni poi suggerisce di dare vita ai distretti Famiglia sull’esempio di quanto attuato dalla provincia di Trento e teplicato in altri contesti costruendo ”alleanze locali per la famiglia” dove i soggetti uniscono conoscenze e risorse , relazioni e capacita’ imprenditoriali per la realizzazione di progetti concreti. Un modello che si basa sul principio della sussidiarieta’ circolare secondo cui tutte e tre le sfere della societa’ (enti pubblici, imprese, societa’ civile vale a dire associazioni , fondazioni, ong etc) definiscono le regole per programmare gli interventi e per assicurarne la gestione. Infine Zamagni suggerisce il Marchio famiglia per tutti quelle organizzazioni ”familiarmente responsabili”, con un sistema premiante per chi ottiene la certificazione. eg/sam/ss