Carceri: Garante Lazio, detenuto suicida a Velletri

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(askanews) – Roma, 29 lug – Si e’ ucciso impiccandosi con lelenzuola all’interno della sua cella di isolamento, 8 oredopo essere arrivato nel carcere di Velletri. E’ morto cosi’,nel pomeriggio di ieri un nomade italiano di 40 anni,Giovanni Marsala. La notizia del quinto suicidio registratonelle carceri del Lazio dall’inizio del 2013 e’ stata resanota dal Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni.

A quanto appreso dai collaboratori del Garante, Marsalaera stato arrestato, insieme a numerose altre persone,all’inizio di luglio nell’ambito di un’inchiesta suglistupefacenti. Rinchiuso a Regina Coeli per venti giorni, viera rimasto fino a ieri mattina, quando e’ stato disposto ilsuo trasferimento a Velletri. Giunto a Velletri intorno alle12.00, due ore dopo e’ stato sottoposto alla visita di primoingresso, prima di essere assegnato in una cella diisolamento. Alle ore 20.00 Marsala ha chiesto all’agente dipolizia penitenziaria di essere accompagnato in infermeria.

Tornato poco dopo in cella, aveva chiesto la sostituzionedella tv rotta. Alle ore 21.00 gli agenti lo hanno trovatoimpiccato con le lenzuola del letto. A nulla sono valsi itentativi di soccorso. Quello di Giovanni Marsala e’ ilquinto suicidio nelle carceri del Lazio nel 2013. Da gennaioad oggi i decessi registrati negli istituti della regionesono stati 13: cinque suicidi, tre per malattia e quattro percause ancora da accertare. Al computo va aggiunta anche unadonna che lavorava come infermiera a Rebibbia. In base allestatistiche, nove dei 13 decessi del 2013 si sono registratia Rebibbia Nuovo Complesso. Dall’inizio dell’anno a Velletrii decessi registrati sono stati 3: due suicidi ed una morteper malattia. ”Otto ore di tempo – ha detto il GaranteAngiolo Marroni – nonostante l’attenzione sanitaria etrattamentale dedicata dagli operatori del carcere sonodavvero troppo poche per capire se una persona abbia unasofferenza psicologica tanto grave da portarla al suicidio.

Cio’ che fa riflettere nella tragedia di ieri e’ che ilcarcere puo’ piegare la resistenza anche di chi, come lavittima di ieri, aveva purtroppo gia’ conosciuto la durezzadella vita in cella. Il sovraffollamento, la drammaticacarenza di risorse e di personale sono tutti fattori checostringono a guardare ai grandi numeri e non al particolare,dimenticando che dietro ogni cifra ci sono uomini con i loroproblemi e le loro debolezze. E’ per questo che ritengo nonpossa essere piu’ rinviata una profonda e coraggiosa riformaparlamentare del carcere, che consenta all’intero sistemapenitenziario di tornare ad essere una speranza per ireclusi, come per altro previsto dalla nostraCostituzione”.

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