Crisi: Coldiretti, bene stop formaggi e salumi, falso Italia vale 60mld

66 6, 1290 -

(askanews) – Roma, 24 giu – La contraffazione e la falsificazionedei prodotti alimentari made in Italy fa perdere all’Italiaoltre 60 miliardi di euro di fatturato che potrebberogenerare reddito e lavoro in un difficile momento di crisi.

E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare positivamentel’operazione del Corpo forestale dello Stato che ha scopertotra le province di Modena e Grosseto un commercio illegale diformaggi e affettati venduti come Made in Italy, ma inrealta’ provenienti dalla Germania e dalla Repubblica Ceca.

La lotta alla contraffazione e alla pirateriarappresentano per le istituzioni – sottolinea Coldiretti -un’area di intervento prioritaria per recuperare risorseeconomiche utili al Paese. Per questo per supportare l’ottimaattivita’ delle forze dell’ordine occorre stringere le maglielarghe della legislazione nazionale e comunitaria conl’estensione a tutti i prodotti – precisa l’associazione -dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza dellematerie prime impiegate negli alimenti.

Tre prosciutti su quattro venduti in Italia sono inrealta’ ottenuti da maiali allevati all’estero mentre circala meta’ delle mozzarelle e’ fatta con latte straniero comepure tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro,ma questo – denuncia Coldiretti – il consumatore non puo’saperlo perche’ non e’ obbligatorio indicarlo in etichetta.

In generale secondo l’indagine Coldiretti/Eurispes, il 33%dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati(per un valore di 51 miliardi di euro) deriva da materieprime importate e rivendute col marchio Made in Italy. Eppurein Europa si procede con estrema lentezza anche per effettodella pressione delle lobby con il Regolamento (Ue) n.

1169/2011 relativo alla fornitura di informazioni suglialimenti ai consumatori approvato nel novembre 2011 cheentrera’ in vigore solo il 13 dicembre 2014 per l’obbligo diindicare in etichetta l’origine delle carni suine, ovine,caprine e dei volatili mentre per le carni diverse comequella di coniglio e per il latte e formaggi tale data -continua Coldiretti – rappresenta solo una scadenza per lapresentazione di uno studio di fattibilita’. Ad oggi, quindi,in Europa e’ in vigore l’obbligo di indicare l’origine dellacarne bovina dopo l’emergenza mucca pazza mentre dal 2003 e’d’obbligo indicare varieta’, qualita’ e provenienzanell’ortofrutta fresca, dal primo gennaio 2004 c’e’ il codicedi identificazione per le uova, a partire dal primo agosto2004 l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di originein cui il miele e’ stato raccolto e dal 1* luglio 2009l’obbligo di indicare anche l’origine delle olive impiegatenell’olio. Ma l’etichetta – precisa Coldiretti – restaanonima oltre che per gli altri tipi di carne anche per isalumi, i succhi di frutta, la pasta ed i formaggi. L’Italiasotto il pressing della Coldiretti e’ all’avanguardia inquesto percorso: il 7 giugno 2005 e’ scattato l’obbligo diindicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza peril latte fresco; dal 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichettaper il pollo Made in Italy per effetto dell’influenzaaviaria; a partire dal 1 gennaio 2008 l’obbligo dietichettatura di origine per la passata di pomodoro.

red