Maltempo: Cia, massima allerta. Perso mezzo miliardo produzione agricola

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(askanews) – Roma, 3 giu – E’ una situazione drammatica cherichiede interventi comuni di sostegno ai produttori, chepagheranno il freddo anomalo di questa primavera non solo intermini di mancati guadagni sui raccolti dimezzati, ma anchein termini di maggiori costi, ad esempio sui mangimianimali.

Questo l’allarme lanciato dalla Cia, confederazione italianaagricoltori, in una nota.

Lo stato di massima allerta rimane anche per i paesidell’Europa centrale colpiti da piogge torrenziali che hannoprovocato lo straripamento di fiumi e canali con inondazionie frane, in Italia continua la conta dei danniall’agricoltura con un bilancio che diventa ogni giorno piu’negativo. Secondo la Cia, questo maltempo prolungato ha gia”’bruciato” oltre mezzo miliardo di produzione agricola conla perdita del 40% del raccolto di mais e del 35% di quellodi foraggio, ma con punte fino al 50% per il fieno. Non solo:c’e’ la situazione critica del ”triangolo del riso” con unaproduzione gia’ stimata in calo di un terzo e ci sono iproblemi sull’ortofrutta, con un ”taglio” medio del 10% suiraccolti, nonche’ il pre-allarme sui vigneti dove i terreniallagati accrescono il rischio di attacchi fungini per leviti.

Servono interventi comuni a sostegno dei redditi degliagricoltori che pagheranno questo clima impazzito non solo intermini di mancato guadagno sui raccolti, ma anche in terminidi maggiori costi sui mangimi animali. Il crollo dellequantita’ di fieno, che stanno marcendo nei campi sommersi daacqua e fango, fara’ salire alle stelle i prezzi dei mangimiper gli animali, con effetti diretti su tutta la filierazootecnica per arrivare alla tavola dei consumatori.

L’altro pericolo insito in questa situazione, infatti, e’ lascia di speculazioni sui prezzi al supermercato che il calodi produzione agricola rischia di portare con se’ – aggiungela Cia. La minore offerta puo’ determinare non solo unincremento dell’import alimentare, ma soprattutto rincari aldettaglio anche del 20-30 per cento innanzitutto su frutta everdura di stagione, a partire da ciliegie e albicocche, maanche sui prodotti legati all’allevamento, dalla carne allatte. red/rus