Caso Ruby: Ghedini all’attacco, ”Giudici prevenuti”. Sentenza attesa il 24

GEN 4, 1284 -

(askanews) – Milano, 3 giu – Potrebbe arrivare tra tre settimane esatte la sentenza di primo grado a carico di Silvio Berlusconi nel cosiddetto processo Ruby. Lunedi’ 24 giugno, infatti, e’ prevista la prossima udienza del procedimento che vede l’ex presidente del Consiglio imputato per concussione e prostituzione minorile. L’intera udienza di oggi e’ stata dedicata alle arringhe difensive degli avvocati Niccolo’ Ghedini e Piero Longo. Alla fine, i giudici hanno deciso di acquisire il verbale della testimonianza resa da Ruby nell’aula del processo bis, quello che si celebra contro Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti. Il 24 giugno, dopo le eventuali repliche della pubblica accusa e le possibili controrepliche della difesa, il collegio presieduto da Giulia Turri, si ritirera’ in camera di consiglio per la sentenza. La procura di Milano ha chiesto di condannare Berlusconi a 6 anni di reclusione. I difensori dell’ex premier auspicano invece un’assoluzione con formula piena. Durissima l’arringa della difesa di Berlusconi, che ha puntato l’indice contro i giudici milanesi: il tribunale titolare del processo Ruby e’ composto da ”giudici prevenuti nei nostri confronti”, ha accusato Niccolo’ Ghedini, che appena presa la parola, Ghedini si e’ subito lasciato andare a un attacco nei confronti del collegio presieduto da Giulia Turro, accusandolo di ”vicinanza culturale” con le posizioni della procura. ”Ho l’impressione – ha detto, tra l’altro, il legale – di generare, come difensore, fastidio al collegio mentre analogo fastidio non e’ generato dalla Procura della Repubblica”. Nel mirino di Ghedini anche la decisione della procura di ‘sdoppiare’ la requisitoria tra i procuratori Antonio Sangermano e Ilda Boccassini. Silvio Berlusconi, ha sostenuto l’avvocato, e’ sempre stato convinto che Ruby-Karima fosse una ragazza egiziana vicina all’ex presidente Hosny Moubarak. Ghedini ha citato il pranzo istituzionale che vedeva riuniti intorno allo stesso tavolo una delegazione del governo italiano insieme alle massime autorita’ egiziane: ”E’ ovvio – ha osservato Ghedini a questo proposito – che se Silvio Berlusconi ha parlato di questa ragazza in un pranzo istituzionale, doveva essere convinto che la ragazza fosse davvero egiziana e in qualche modo vicina a Moubarak”. La circostanza, ha detto ancora Ghedini, trova conferma dalla testimonianza rilasciata in aula da Valentino Valentini, ex consigliere di Berlusconi per la politica estera, che pero’ ”la Procura ritiene un teste falso”. Inoltre, Ghedini ha sostenuto che Berlusconi non si e’ mai reso responsabile del reato di concussione. E ha chiarito che ”la soluzione deve essere l’assoluzione perche’ il fatto non sussiste”. Il riferimento e’ alla telefonata fatta da Berlusconi il 27 maggio 2010 ai funzionari della questura di Milano per spingerli a consegnare ‘Ruby’ (vero nome Karima el Mahroug) nelle mani di Nicole Minetti, e non in una comunita’ per minori cosi’ come aveva prescritto il pm di turno quella notte. ”Secondo la procura – ha spiegato Ghedini a questo proposito -, in questo modo l’allora presidente del Consiglio avrebbe abusato della sua qualita’ di pubblico ufficiale per sottrarre Ruby all’autorita’. Non si riesce a capire, da quale autorita’, dal momento che Ruby non doveva essere arrestata ne’ portata in carcere”. Inoltre, secondo il legale, ”non sempre le azioni compiute da un pubblico ufficiale possono essere considerati reati contro la pubblica amministrazione. Possono essere – ha sottolineato – anche azioni umane”. Il Cavaliere, secondo Ghedini, aiutava economicamente, con versamenti mensili, alcune delle ragazze che poi sono state ascoltate come testimoni nel processo Ruby prima dell’avvio della vicenda processuale. Il problema e’ che ”secondo la procura di Milano, sono solo 6 i testimoni affidabili. Tutti i testimoni che non concordano con l’ipotesi accusatoria non sono attendibili”. Sono pero’ proprio questi ultimi testimoni quelli che ”negano rapporti sessuali con Berlusconi”. Per Ghedini, non c’e’ nulla di strano se proprio questi ultimi testimoni vengono retribuiti mensilmente da Silvio Berlusconi: ”Tutti questi testi – ha detto – erano aiutati economicamente dal dottor Berlusconi prima della vicenda processuale. Si e’ trattato di un aiuto dato in continuita’ e non legato al caso Ruby”. Ghedini ha parlato anche di ”palese assurdita”’ del principio secondo cui non ci debba essere vincolo economico tra l’imputato e il testimone di un processo: ”Altrimenti – e’ stato il suo ragionamento – non si potrebbe chiamare a testimoniare un dipendente o un familiare a carico”. Cinquanta persone che hanno sfilato sul banco dei testimoni del processo Ruby hanno tutte fornito la stessa versione dei fatti, negando rapporti sessuali con Silvio Berlusconi ma ammettendo aiuti economici alle ragazze ospitate ad Arcore: e’ il filo conduttore del ragionamento dell’avvocato difensore: ”50 testimoni – ha detto in aula – dicono tutti la stessa cosa. Il resto e’ fantasia”. In particolare, Ghedini ha attaccato l’atteggiamento della Procura di Milano, secondo cui ”quei testi scomodi per Berlusconi sono credibili, tutti gli altri no”. E Berlusconi, ha proseguito, non ha mai fatto pressione sul funzionario Pietro Ostuni e sugli uomini della questura di Milano. Nel corso della sua requisitoria Ghedini ha infatti affrontato il capitolo relativo alla nottata del 27 maggio 2010, quando ‘Ruby’ venne fermata in seguito a un furto, portata in questura e consegnata all’allora consigliera regionale Pdl Nicole Minetti solo dopo una telefonata dell’allora presidente del Consiglio. ”Silvio Berlusconi – ha detto in aula il legale – non ha mai chiesto di accelerare le procedure. Dobbiamo presupporre che il dottor Ostuni (il funzionario della questura di Milano che parlo’ al telefono con l’ex premier) abbia mentito sulla ricostruzione dei fatti. Perche’ se e’ vero, come dice Ostuni, che Silvio Berlusconi ha chiamato soltanto per chiedere informazioni su Ruby, non esiste la sussistenza del reato”. Evidentemente, secondo Ghedini, e’ stato lo stesso Ostuni a indurre il funzionario Giorgia Iafrate a consegnare Ruby alla Minetti. Quanto ad Annamaria Fiorillo, il pm dei minori di turno nella notte tra il 27 e 28 maggio 2010, secondo Ghedini era solita predisporre il rilascio dei minori fermati dalle forze dell’ordine a Milano. Il legale ha affermato che la decisione della Fiorillo di predisporre l’affidamento di Ruby in una comunita’ per minori rappresenta un’eccezione nel modus operandi del magistrato: ”Lo stesso 27 maggio 2010 – ha detto a questo proposito il legale – sono stati fermati dalla polizia due ragazzi, di 17 e 15 anni, segnalati come sospetti borseggiatori. I due giovani entrano in questura alle 19,10 ma il pm Fiorillo, dopo la precedura di fotosegnalamento, dispose il rilascio dei due”. E ha citato in aula un lungo elenco di casi analoghi, con minori portati in questura per piccoli reati rimessi in liberta’ dal pm Fiorillo. Tornando all’attacco alla procura di Milano, per Ghedini e’ stata animata da una ”logica del sospetto” nell’indagare a carico di Silvio Berlusconi nell’ambito del cosiddetto caso Ruby. ”La procura – ha detto il legale – ha indagato solo su Silvio Berlusconi, seguendo con poco entusiasmo altre piste investigative”. Il riferimento e’ relativo ai diversi uomini che, come emerso dalle indagini, potrebbero aver avuto rapporti sessuali a pagamento con Ruby quando quest’ultima era ancora minorenne senza, per questo, finire sotto indagine. Ghedini ha particolarmente stigmatizzato la decisione della procura di Milano di non ascoltare Ruby come testimone nell’omologo processo a carico di Silvio Berlusconi: ”Ruby e’ una testimone dell’accusa – ha denunciato il legale nel corso della sua arringa difensiva – ed e’ parte offesa in questo processo. Quando mai – si e’ chiesto con tono retorico – si e’ vista una procura rinunciare alla testimonianza di una parte offesa in un processo per prosituzione minorile?”. Il legale ha infine chiarito che la difesa di Berlusconi ha rinunciato alla testimonianza di Ruby perche’ ”non aveva interesse”. E cosi’ come la concussione, anche la prostituzione minorile, secondo capo di imputazione contestato a Berlusconi nell’ambito del processo Ruby e’ un ”reato che non c’e”’: se ne e’ detto convinto Ghedini, tentando di smontare l’impianto accusatorio della Procura milanese. L’avvocato ha citato l’articolo del codice penale 600 bis, quello dedicato alla prostituzione minorile, spiegando che questo ”richiede una diretta correlazione tra il rapporto sessuale e la dazione di denaro. Altrimenti – ha evidenziato il legale – il reato non c’e”’. Ed e’ proprio questo, secondo Ghedini, il dato che ”scagiona” l’ex presidente del Consiglio: ”Berlusconi dava degli aiuti economici in caso di necessita’, ma non c’e’ nessun collegamento con presunti rapporti sessuali”. Inoltre, ha detto ancora Ghedini, ”prove convergenti dicono che non ci sono stati rapporti sessuali tra Silvio Berlusconi e Ruby”. Ghedini ha concluso la sua requisitoria citando il mitico vaso di Pandora: ”Secondo Esopo conteneva cose buone, invece per Esiodo dal vaso di Pandora uscivano tutti i mali del mondo”. Per Ghedini, e’ questa una ‘rappresentazione’ del processo Ruby: ”Secondo la procura di Milano, andando a vedere la vita di Silvio Berlusconi ne escono tanti mali. Secondo noi della difesa, da una lettura della vita di Berlusconi, non puo’ che uscire un’immagine positiva”. fcz/mau/bra