Papa: a vescovi italiani, no ‘chierici Stato’ preoccupati solo strutture

73 1, 1280 -

(askanews) – Citta’ del Vaticano, 23 mag – I vescovi non sitrasformino in ”chierici di Stato” preoccupati solo dellaloro ”prospettiva di carriera” o gestori”dell’organizzazione e delle strutture” ecclesiali, marestino sempre veri pastori, privi ”di ogni supponenza”,capaci di ”chinarsi su quanti il Signore ha affidato allanostra sollecitudine”, soprattutto i piu’ poveri e coloroche ”temono di non farcela”. A chiederlo e’ papa Francesconella sua meditazione di questo pomeriggio nella Basilica diSan Pietro rivolta all’episcopato italiano riunito per lasolenne Professione di Fede. Ai presuli convenuti a Roma per la 65.ma Assembleagenerale della Cei, ha ricordato che ”anche l’amore piu’grande, quando non e’ continuamente alimentato, siaffievolisce e si spegne”. ”Non siamo espressione di unastruttura o di una necessita’ origanizzativa”, ha poiaggiunto il papa ”anche con il servizio della nostraautorita’ siamo chiamati a essere segno della presenza edell’azione del Sigonre risorto, a edificare, quindi, lacomunita’ nella carita’ fraterna”.

”La mancata vigilanza, lo sappiamo – ha quindi aggiuntopapa Francesco – rende tiepido il Pastore; lo fa distratto,dimentico e persino insofferente; lo seduce con laprospettiva della carriera, la lusinga del denaro e icompromessi con lo spirito del mondo; lo impigrisce,trasformandolo in un funzionario, un ‘chierico di Stato’preoccupato piu’ di se’, dell’organizzazione e dellestrutture, che del vero bene del Popolo di Dio”.

”Essere Pastori – ha ancora affermato il papa – significacredere ogni giorno nella grazia e nella forza che ci vienedal Signore, nonostante la nostra debolezza, e assumere finoin fondo la responsabilita’ di camminare innanzi al gregge,sciolti da pesi che intralciano la sana celerita’ apostolica,e senza tentennamenti nella guida, per rendere riconoscibilela nostra voce sia da quanti hanno abbracciato la fede, siada coloro che ancora ‘non sono di questo ovile”’.

Essere Pastori, ha proseguito il pontefice, ”vuol direanche disporsi a camminare in mezzo e dietro al gregge:capaci di ascoltare il silenzioso racconto di chi soffre e disostenere il passo di chi teme di non farcela; attenti arialzare, a rassicurare e a infondere speranza. Dallacondivisione con gli umili la nostra fede esce semprerafforzata: mettiamo da parte, quindi, – ha concluso papaFrancesco rivolgendosi ai vescovi – ogni forma di supponenza,per chinarci su quanti il Signore ha affidato alla nostrasollecitudine. Fra questi, un posto particolare riserviamoloai nostri sacerdoti: soprattutto per loro, il nostro cuore,la nostra mano e la nostra porta restino aperte in ognicircostanza”.

gc/