Ambiente: WWF, nelle Oasi 84 habitat. Sparito 2,8% specie monitorate

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(askanews) – Roma, 15 mag – Un ”parco diffuso”, quello delleOasi WWF, che si estende lungo tutto lo Stivaleintrecciandosi con il patrimonio di biodiversita’particolarmente riconosciuto dall’Unione Europea, come rivelail dossier WWF, ”Il monitoraggio della biodiversita’ nellaRete Natura 2000”, realizzato attraverso 6 mesi dimonitoraggio e 200 esperti volontari con il contributo delMinistero dell’Ambiente (il primo di questa entita’ sullearee di importanza comunitaria). Su oltre 100 Oasi WWF ben 78custodiscono Siti d’Interesse Comunitario (SIC) e Zone diProtezione Speciale (ZPS) (il 3,4% del totale delle 2299 areeNatura 2000 in Italia) che rappresentano il 66,6% deglihabitat per la bioregione ”alpina’, il 57% per quella”continentale’ e il 65% per quella ”mediterranea’.

Tante le novita’ emerse dal dossier: su un totale 7238 datiraccolti, 1191 sono segnalazioni nuove (il 16,5%) rispetto aiFormulari ufficiali. Vale a dire che nelle Oasi WWF ci sono84 habitat e 1107 specie (di cui molte endemichedell’Italia), che la Rete Natura non sapeva di avere: peresempio il barbastello, raro pipistrello scoperto tra leformazioni argillose dell’Oasi Calanchi di Atri in Abruzzo,la testuggine siciliana, endemica dell’isola trovata nelleOasi di Lago Preola e Torre Salsa, il cervo sardo, che viveanche nella nuova Oasi di Scivu in Sardegna, o la nuovaspecie di trota scoperta alle Gole del Sagittario. Tutti datifondamentali per valutare la preziosita’ di queste aree e lestrategie piu’ efficaci per proteggerle.

Ma dallo studio emergono anche le criticita’: 185 traspecie e habitat (10 habitat e 175 specie), ovvero il 2,8%del totale monitorato, risultano scomparse o, comunque, nonpiu’ segnalate, come il tritone crestato, scomparso da treOasi, la lontra, ormai introvabile nell’Oasi di Polveracchio,il gambero di fiume, gia’ oggetto di specifici progetti ditutela nelle Oasi di Valpredina e Cascate del Rio Verde inAbruzzo, e tra gli uccelli l’averla piccola, il fraticello,il picchio dorso bianco e la balia dal collare. Informazioninecessarie per lavorare sulle cause del declino o elaborarenuovi progetti per reintrodurre le specie scomparse.

In Italia, secondo l’Inventario Nazionale delle Foreste e deiserbatoi di carbonio e i primi dati della ricerca delMinistero dell’Ambiente sui ”Parchi Nazionali: dal capitalenaturale alla contabilita’ ambientale”, allo stato attualeil sistema dei Parchi Nazionali italiani riesce ad accumularecirca 5,1 tonnellate di carbonio in piu’ rispetto ai datimedi relativi al territorio nazionale per ogni ettaro disuperficie e si prevede che potranno diventare circa 6tonnellate nel 2020. A livello mondiale invece , ricorda ilWWF, impedire i processi di deforestazione (bloccandolidefinitivamente entro il 2030) ridurrebbe le emissioni di gasclimalteranti nell’atmosfera stimate tra gli 1,5 e i 2,7miliardi di tonnellate di anidride carbonica, evitando cosi’danni dovuti ai cambiamenti climatici che sono staticalcolati in oltre 3.700 miliardi di dollari.

red/mpd