Salute: Allarme epatite e Hiv, nelle carceri malati due su tre

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(askanews) – Roma, 14 mag – Allarme HIV e Epatite nelle carceri:due persone su tre sono malate. Lo rivela la ricerca,promossa da SIMIT ( Societa’ Italiana Malattie Infettive eTropicali) e NPS, che studia le malattie infettive nellecarceri: una persona su tre non sa di essere malato.

Ridotta la percentuale di nuovi casi di infezione di Hivlegati alla tossicodipendenza in relazione agli altri fattoridi rischio: i Sert, infatti, riescono a contenere ladiffusione, grazie ad un accurato controllo dei soggettitossicodipendenti. Aumentano invece i casi per diffusionesessuale, ad oggi la causa principale dei nuovi contagi. Irisultati delle ricerche sono stati presentati durante la Vedizione di I.C.A.R., Italian Conference on AIDS andRetrovirus, promossa da Simit: l’evento, presso il CentroCongressi del Lingotto, ha ospitato oltre 600 specialistiprovenienti da tutta Italia e dall’estero. ”Lo studio sulle carceri italiane, su venti istituti -spiega Evangelista Sagnelli, Ordinario Malattie InfettiveSeconda Universita’ di Napoli – su un campione pari al 60%dei detenuti, circa 2700 unita’, ha rilevato che lapositivita’ per il test di epatite C e’ del 28% dei detenuti,per l’epatite B del 7%, e del 3,5% per l’Hiv. Inoltre il 20%ha una tubercolosi latente, ed il 4% ha presentato testpositivi per la sifilide. Il dato piu’ preoccupante e’ cheuna persona su tre non e’ a conoscenza del suo stato disalute in relazione a queste infezioni: occorre quindi esseremolto cauti per evitarne un’ulteriore diffusione”. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanita’, dal1985, escludendo le persone di eta’ inferiore ai 15 annidiagnosticate con HIV, si osserva un aumento costantedell’eta’ mediana al momento della diagnosi di infezione, chee’ passata da 26 anni per i maschi e 24 anni per le femminea, rispettivamente, 38 e 34 anni nel 2011. Nel 2010 la classedi eta’ piu’ rappresentata e’ quella 35-44 anni, nel 2011quella 25-34 anni. La proporzione di donne era aumentataall’inizio degli anni 2000 ma negli ultimi anni stadiminuendo di nuovo. L’eta’ mediana alla diagnosi dei casiadulti di AIDS mostra un aumento nel tempo, sia tra gliuomini che tra le donne. Infatti, se nel 1991 la mediana eradi 31 anni per i maschi e di 29 per le femmine, nel 2011 lemediane sono salite rispettivamente a 44 e 42 anni.

Nell’ultimo decennio, la proporzione di casi di AIDS di sessofemminile tra i casi adulti e’ rimasta sostanzialmentestabile intorno al 23-25%. Le regioni con la maggioreincidenza sono, in ordine, Lazio (3,2%), Liguria (2,9%),Toscana (2,7%) e Piemonte (2,7%); quelle con il minor numerodi casi, invece, Trentino Alto Adige (0,2%), Umbria (0,7%),Molise, Campania e Sardegna (0,9%).

Ampio spazio e’ stato dedicato al primato italiano sullaterapia antiretrovirale: secondo uno studio internazionalepubblicato nel 2013 al CROI di Atlanta, l’aspettativa di vitain Italia per un paziente con Hiv, regolarmente in terapia,e’ la piu’ alta rispetto al resto del mondo. Questa ricerca,infatti, ha messo a confronto, tra tutti i registrinazionali, le segnalazioni di infezioni, miglioramenti edecessi dei soggetti in terapia. ”In Europa la differenzanon e’ particolarmente rilevante: Francia, Spagna e Germaniapresentano dati piu’ o meno simili – spiega Giovanni DiPerri, Presidente del Congresso per SIMIT – sorprende,invece, lo scarto italiano, in positivo, con i dati degliStati Uniti. Sono cambiati anche i costumi sociali: l’hiv sitrasmette sempre di piu’ con i rapporti sessuali, mentrenegli anni Ottanta era soprattutto causata dallo scambio disiringhe infette: oggi l’80% delle nuove infezioni deriva darapporto sessuale non protetto. L’eta’ media dei pazienti e’di 30-40anni, mentre fino al 2000 fa era tra i 20 e 30anni:un dato importante, perche’ sembrerebbe che i nostri pazientistiano ‘invecchiando naturalmente’, con tutti gli acciacchi ele malattie legate all’eta”’. red/mpd