Allergie: bambini, quando frutta e verdura sono un pericolo

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(askanews) – Roma, 9 mag – A volte, mele, pere, prugne, zucca,pomodoro o sedano non sono cosi’ innocenti come potrebberosembrare. Recenti studi sugli allergeni, come emerso durantela 6* edizione di ”Medieterranea, Congresso Nazionale SIPPSdi Pediatria e Nutrizione che si e’ da poco concluso a Bari,hanno messo in evidenza come questi possano essere diversitra loro e l’eventuale allergia nei loro confronti presentiun livello di rischio molto diverso a seconda dellacomponente verso cui e’ rivolta la sensibilizzazioneallergica.

”E’ fondamentale l’importanza della diagnosiallergologica – sottolinea Vito Leonardo Miniello, pediatra,docente di Dietetica dell’eta’ evolutiva presso l’Universita”’Aldo Moro”, Bari e Consigliere Nazionale della Societa’Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS) – che oggisi avvale di nuove metodologie, come la Diagnosticamolecolare che integra quella tradizionale, basatasull’utilizzo di estratti allergenici (Skin Prick test eRAST), e consente di connotare il profilo allergenico delpaziente diminuendo i rischi correlati e contribuendo adindividuare tempestivamente le cure piu’ efficaci permigliorare la vita del bambino, oltre che dell’adulto”.

”Nel corso degli ultimi tre decenni – afferma Giuseppe DiMauro, Presidente SIPPS – e’ stato riscontrato in contestisociali industrializzati, quale il nostro, un inquietanteincremento della prevalenza delle allergie alimentari ed, inparticolare, di quelle correlate alle allergie polliniche”.

Da uno studio condotto da EpidemAAITO nel 2007, l’uniconel nostro Paese che fotografa le caratteristiche delleallergie alimentari sui giovani adulti, e’ emerso cheprendendo in esame soggetti affetti da allergia alimentare,se il 45% presentava un’allergia alimentare di tipo 1(allergia primaria riferibile solo ai cibi), nel 55% deicasi, invece, si trattava di allergia alimentare di tipo 2cioe’ di una ”sindrome orale allergica”, conseguente apollinosi, anche definita allergia polline-alimento. Nell’allergia di tipo 1, frutta e verdura rappresentano lefonti allergeniche di gran lunga piu’ comuni (72%), seguiteda crostacei (13%), pesce (4%), latte (3%), uovo (3%) ecereali (2%); nell’ambito dei pazienti con allergia a fruttae verdura, le cosiddette LTP (Proteine di Trasporto Lipidico)sono responsabili di reazione allergica nel 60% dei casi. Lacaratteristica principale delle LTP, che sono pan-allergenicioe’ sostanze allergeniche ampiamente diffuse all’internodel mondo vegetale, e’ che sono stabili sia al calore che aisucchi gastrici. E questo spiega perche’, nei soggettiallergici, si verificano reazioni immediate anche gravi inseguito alla loro ingestione; per questo motivo, oggi, siparla di allergia alle LTP.

Nei casi, invece, di soggetti affetti da allergiaalimentare di tipo 2, con pollinosi (rinite, congiuntivite oasma indotte da pollini di alberi ed erbacee), entro pochiminuti dal contatto della mucosa orale con particolari tipidi frutta e verdura crudi, si presentavano prurito o bruciorelocalizzati al cavo orale, spesso associati a gonfiore dellelabbra (angioedema). Talvolta, seppur piu’ raramente, sonostate riscontrate manifestazioni piu’ importanti con sintomia carico di diversi apparati (respiratorio,cardio-circolatorio, gastro-enterico, cutaneo), sino altemuto shock anafilattico.

Non tutta la frutta e verdura e’, quindi, incriminata e lareazione dipende proprio dal tipo di pollinosi. ”La raccomandazione principale – precisa il prof. Miniello -e’ quella di evitare di consumare gli alimenti responsabilidi ‘sindrome orale allergica’ soprattutto nel periodo dellapollinazione associata e che i soggetti allergici, cheabbiano gia’ manifestato reazioni crociate, non sottovalutinoil pericoloso connubio tra pollini e alimenti vegetali”.

red/mpd