Famiglia: Finlandia miglior Paese per mamme e figli, Italia 17*

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(askanews) – Roma, 7 mag – Finlandia, Svezia e Norvegia sono iPaesi del mondo dove madri e figli vivono meglio, mentrequelli dove le condizioni sono peggiori si trovanonell’Africa sub-sahariana, con il Congo che chiude lagradutatoria. L’Italia e’ al diciassettesimo posto. E’ quantoemerge dal 14* rapporto di Save the Children sullo Statodelle Madri nel Mondo.

Una relazione che si basa su cinque indicatori: salutematerna e rischio di morte per parto, benessere dei bambini etasso di mortalita’ entro i 5 anni, grado di istruzione,condizioni economiche e Pil procapite, partecipazionepolitica delle donne al governo.

I dati mettono in evidenza le enormi disparita’ tra ipaesi industrializzati e quelli in via di sviluppo. Cosi’,per esempio, se le finlandesi possono contare su ben 17 annidi istruzione, le donne nella RDC su 8, le somale solo su 2.

Se il tasso di mortalita’ dei bambini entro i 5 anni nellaRDC e’ di 167 su 1000 nati vivi, in Finlandia il tassoprecipita a 3 su 1000. La stessa differenza si riscontra anche nel tasso dipartecipazione femminile alla vita politica: in Finlandia lapercentuale di seggi in Parlamento occupati da donne sono il42,5% contro l’8,3% di quelli detenuti nella RDC.

Quest’anno, inoltre, Save the Children ha anche creato unindice relativo alle morti precocissime dei neonati, quellecioe’ che avvengono nelle prime 24 ore dalla nascita. Alriguardo, si stima che ben 1 milione di bambini ogni anno nonsopravvive al primo giorno: la frequenza piu’ alta siregistra in Somalia (18 bambini morti su 1000 nati), Mali,Sierra Leone, RDC (17), Repubblica Centrafricana (16), Ciad,Costa d’Avorio, Angola (15).

A livello numerico, invece, e’ l’Asia del Sud, la regionedove risiede il 24% della popolazione mondiale, quella in cuisi verifica ben il 40% delle morti durante il primo giorno divita (420.000 bambini ogni anno). Nonostante l’incredibilecrescita economica degli ultimi anni, l’India guida questatriste classifica con 309.300 bambini morti nel primo giorno,pari al 29% del totale mondiale, ed e’ in questo paese che siconta il maggior numero di mamme che muoiono per gravidanza oparto.

Sebbene dal 1990 il tasso di mortalita’ dei bambini entroi 5 anni di vita e la mortalita’ delle mamme siano calatirispettivamente del 40% e 50%, ogni giorno nel mondo 800donne muoiono ancora per cause legate alla gravidanza o alparto, mentre sono quasi 7 milioni i bambini che muoionoprima di compiere 5 anni, di cui 3 milioni non superano ilmese di vita, e questo avviene per cause prevenibili ecurabili, come infezioni, prematurita’, complicazioni daparto.

La quasi totalita’ delle morti di neonati e delle loromamme (rispettivamente il 98 e il 99% ) si verifica nei paesiin via di sviluppo dove e’ fatale la mancanza di servizisanitari di base e di assistenza prima, durante e dopo ilparto. Nell’Africa sub-sahariana, ad esempio, dal 10 al 20%delle donne che affrontano la gravidanza e’ sottopeso, moltedi loro sono troppo giovani, i contraccettivi vengonoutilizzati raramente e mancano spesso servizi e operatorisanitari di base. Spicca invece in positivo il Malawi, che ha saputo ridurrela mortalita’ infantile sotto i 5 anni del 44%, dove gliaiuti delle organizzazioni internazionali e il forte impegnopolitico ha consentito di formare molti operatori sanitari maanche di diffondere la tecnica di ”Kangaroo care”, checonsiste nel mantenere i neonati sottopeso in contatto dipelle continuo con la mamma e il suo seno. Anche inBangladesh (-49%) e in Nepal (-47% ), i progressi si sonoimposti grazie ad un maggior numero di operatori sanitari dicomunita’ o all’adozione di una semplice ed economica tecnicaper evitare le infezioni del cordone ombelicale.

Al contrario, in India, Afghanistan e Pakistan i matrimoniprecoci e la scarsa nutrizione della mamme sono tra le causedegli alti livelli di mortalita’ infantile nella regione. Per quanto riguarda l’Italia, il rapporto di Save theChildren, quest’anno riporta il nostro paese al 17* posto.

Secondo i dati, le condizioni di salute delle mamme e deibambini raggiungono livelli alti (il tasso di mortalita’femminile per cause legate a gravidanze e parto e’ pari a 1ogni 20.300, quello di mortalita’ infantile e’ di 3,7 ogni1000 nati vivi), come abbastanza alto e’ il livello diistruzione delle donne, pari a 16 anni di formazionescolastica.

Benche’ la scarsa percentuale media di partecipazionepolitica delle donne fotografata dal rapporto (20,6%) abbiasubito un deciso incremento in occasione delle ultimeelezioni (con il 28,6% al Senato e 31,3% alla Camera), siamoancora distanti perfino da paesi come l’Angola (38%),l’Afganistan (27%) e il Mozambico (39%). Salta all’occhio nel dossier il 30* posto occupato nellaclassifica generale dagli Usa per lo stato di benessere dellemamme e dei loro figli. Tra i paesi industrializzati, gliStati Uniti addirittura guidano la triste classifica permortalita’ dei neonati: ogni anno piu’ di 11.000 bambiniamericani muoiono durante il loro primo giorno di vita.

Nonostante le condizioni dell’istruzione ed economiche sianosoddisfacenti, collocandosi tra i 10 migliori paesi,altrettanto non emerge per quanto riguarda la salute dellemadri, del benessere dei bambini (rispettivamente al 46* e al41* posto) e per la partecipazione politica (89*).

”Il rapporto conferma che i bambini nati da madri chevivono in condizioni di estrema poverta’ hanno il piu’ bassotasso di sopravvivenza”, sottolinea Valerio Neri, DirettoreGenerale di Save the Children. ”Alla base del problema c’e’la persistente differenza tra la salute nei paesi piu’ ricchie in quelli piu’ poveri. Molte vite potrebbero essere salvatese i servizi sanitari di base raggiungessero le famiglie piu’povere dei paesi in via di sviluppo. Ma i fondi, pubblici eprivati, per progetti specifici non sempre incontrano lenecessita’ e spesso sono insufficienti rispetto all’entita’del problema”. ”E’ evidente – prosegue Neri – che dove le madri sonopiu’ forti dal punto di vista fisico, finanziario e sociale,i figli hanno piu’ probabilita’ di sopravvivenza. Le donnepiu’ informate fanno figli quando il loro corpo e’ pienamentesviluppato, si nutrono meglio e programmano le nascitedistanziandole opportunamente. Questo e’ sicuramente il primogrande fattore di una maternita’ sana e consapevole”.

Save the Children sottolinea la necessita’ di investirenella formazione e aggiornamento di operatori sanitari,soprattutto quelli che operano sul campo: si stima che, oltrea strutture, strumentazioni e trattamenti a basso costo perprevenire complicazioni e morti premature, occorrano almeno 5milioni di specialisti per rispondere alle esigenze dellecomunita’. Alla vigilia della Festa della Mamma 2013, l’associazionelancia un appello perche’ questa diventi un’occasione persostenere gli interventi per la salute materno-infantiledell’Organizzazione nei paesi maggiormente in difficolta’, elo fa con una testimonial neomamma di eccezione, l’attricePaola Cortellesi.

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