Salute: al S.Camillo di Roma intervento protesi d’anca bilaterale

43 3, 1268 -

(askanews) – Roma, 16 apr – Un raro intervento di protesi di ancabilaterale in contemporanea e’ stato eseguito per la primavolta presso l’ospedale San Camillo di Roma.

La paziente, una ragazza francese di 22 anni, e’ stataoperata dall’equipe di Sandro Rossetti, Primario delDipartimento di Ortopedia e Traumatologia dell’Ospedale SanCamillo di Roma, supportato da Francesco Pallotta, ortopedicoe responsabile del reparto di Ortogeriatria.

La giovane era da molto tempo costretta sulla sedia arotelle a causa di una displasia alle anche che l’haimmobilizzata per lunghi periodi nel corso della sua vita.

Era stata operata otto anni fa all’anca sinistra presso ilCentro Universitario di Chirurgia Ortopedica di Caen, inFrancia. Ma l’intervento non aveva risolto le sue difficolta’nel camminare. L’unica sua speranza era rappresentata dalleprotesi di anca. Cosi’, dopo aver avuto numerosi consultipresso diversi ospedali, ha scelto la Capitale, quindil’ospedale San Camillo, dove i medici dell’equipe del Prof.

Rossetti l’hanno sottoposto ad un raro intervento dichirurgia ortopedica. L’operazione e’ riuscitoperfettamente.

Spiega Rossetti: ”L’intervento di protesi di ancabilaterale in contemporanea si esegue molto raramente. Ilpaziente di solito prima fa l’operazione ad un’anca e poidopo sei mesi all’altra. Ma noi non abbiamo avuto scelta -aggiunge – la nostra paziente se operata solo ad un’anca nonavrebbe potuto fare riabilitazione in attesa dell’interventoall’altra gamba perche’ non e’ in grado di muoversi. Vivevaormai sulla sedia a rotelle”.

”Le protesi utilizzate nell’ intervento – aggiunge lospecialista – sono cosiddette a conservazione di collo.

Nascono per pazienti giovani, appunto, troppo giovani, peraffrontare un impianto protesico classico ma che, comunquesofferenti, non sono in condizioni di vivere una vita normaledal punto di vista relazionale.

Nell’impianto protesico classico la testa e il collo delfemore vengono sacrificati e vengono sostituiti con unastruttura artificiale. Queste nuove protesi a conservazionedi osso, invece, implicano una minore invasivita’ ed un minorsacrificio della componente ossea. Cio’ permette al paziente ancora giovane di ricorrere allachirurgia protesica tranquillamente perche’ potra’ usufruirein futuro, se ne avra’ necessita’, di una protesi classicacome se fosse un primo impianto”.

red/mpd