Carne di cavallo: Coldiretti, sei italiani su dieci temono frodi cibo

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(askanews) – Roma, 20 feb – Sei italiani su dieci temono le frodialimentari che le considerano piu’ gravi di quelle fiscali edegli scandali finanziari. E’ quanto emerge – all’indomanidello scandalo della carne di cavallo venduta in Ue comefosse di manzo – da una indagine Coldiretti/Swg dalla qualesi evidenzia, peraltro, la richiesta di un inasprimento dellepene per i colpevoli. Lo comunica l’associazione di categoriain una nota. Le frodi piu’ gravi – sottolinea la Coldiretti -per il 60 per cento dei cittadini sono quelle alimentaripoiche’ possono avere effetti sulla salute, al secondo posto(40 per cento) vengono quelle fiscali, mentre le truffefinanziarie sono lo spauracchio del 26 per cento degliitaliani, seguite a stretta distanza da quelle commerciali,come la contraffazione dei marchi (25 per cento). Sul frontedelle sanzioni, se il 57 per cento degli italiani pensa chedebbano essere punite con la sospensione dell’attivita’, benil 22 per cento ritiene che – continua la Coldiretti – lapena piu’ giusta sia addirittura l’arresto mentre solo il 18per cento una multa salata. Oltre il 90 per cento degliitaliani, infine, ritiene che dovrebbe essere obbligatorial’indicazione in etichetta dell’origine delle materie primeagricole impiegate in tutti gli alimenti mentre ben il 65 percento si sente garantito da un marchio degli agricoltoriitaliani, il 16 per cento da quello della distribuzionecommerciale e appena il 9 per cento da uno industriale. La diffidenza dei cittadini e’ stata alimentata – prosegue laColdiretti – dall’escalation che si e’ verificata negliultimi tempi quando, in media, c’e’ stato uno scandaloalimentare all’anno: dalla mucca pazza (2001) all’aviaria(2003), dal latte cinese alla melamina a quello tedesco alladiossina (2008), dalla mozzarella blu (2010) al batteriokiller nei germogli di soia (2011), fino alla carne dicavallo nei ravioli. Il ritardo dell’Unione Europeanell’adottare misure di trasparenza dell’informazione alconsumatore, come l’obbligo di indicare in etichetta laprovenienza delle materie prime utilizzate, ha favorito -sottolinea la Coldiretti – il moltiplicarsi degli allarmi atavola provenienti dalle diverse parti del mondo.

La globalizzazione dei mercati, a cui non ha fatto seguitoquella della politica, ha portato ad un deficit diresponsabilit che ha drammaticamente legittimato laderubricazione del tema cibo fino a farlo considerare unamerce qualsiasi, come fosse un aspirapolvere o unfrigorifero, con effetti che – continua la Coldiretti -rischiano di provocare una rincorsa al ribasso con effettidrammatici, soprattutto in questi momenti di crisi.

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