Salute: studio su piastrine, valori riferimento non uguali per tutti

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(askanews) – Roma, 19 feb – Uno studio, pubblicato su Plos One econdotto da Istituti del Cnr in collaborazione con altreistituzioni scientifiche italiane, ha dimostrato l’esistenzadi una grande variabilita’ del numero di piastrine nel sanguedella popolazione italiana. Per definire ‘normale’ il numerodelle piastrine, cellule fondamentali per i processi dicoagulazione del sangue, il range doveva finora attestarsi,infatti, tra un minimo di 150.000 e un massimo di 400.000(450.000 in alcuni casi) per microlitro di sangue. Ma, spiegala coordinatrice dello studio, Ginevra Biino dell’Igm-Cnr diPavia, quei limiti, attualmente uguali per tutti, dovrebberoadattarsi alle differenze di genere, all’eta’ e alle areegeografiche del nostro Paese”. Sono stati presi in esame 40.987 soggetti provenienti da 3studi epidemiologici (1-3) che investigavano la distribuzionedella conta piastrinica negli abitanti di 7 aree italiane.

Questo ha permesso l’identificazione di nuovi intervalli diriferimento, sesso ed eta’-specifici, utili a una diagnosipiu’ accurata di trombocitopenie (espressione di una ridottaproduzione piastrinica) e trombocitosi (patologia opposta,caratterizzata dalla presenza di un esagerato numero ditrombociti). La ricerca mostra come le donne abbiano mediamente unnumero piu’ alto di piastrine rispetto agli uomini. ”Maanche l’eta’ e’ importante”, aggiunge ancora Biino. ”Neglianziani, ad esempio, si nota una diminuzione progressiva. Neiragazzi al di sotto dei 15 anni, invece, il numero e’decisamente piu’ alto rispetto agli altri periodi della vita,senza particolari differenze tra uomini e donne. Infine,difformita’ significative sono state riscontrate tra lediverse aree del territorio italiano prese in esame. Conquesti dati, appare evidente che i valori di normalita’ nonpossono essere uguali per tutti”.

Da qui la possibilita’ di pensare a una nuova definizionedei limiti di normalita’ per le piastrine del sangue. Ivalori usati in laboratorio oggi possono andare bene perl’eta’ adulta, ma non per i bambini e gli anziani dove ledifferenze si notano maggiormente.”In futuro”, conclude laricercatrice, ”questi studi potranno contribuire allosviluppo di nuovi metodi di indagine e quindi a terapiesempre piu’ personalizzate”. red/mpd