Papa: don Nicola Bux, rinuncia e’ sua croce ma indirizza riforma Chiesa

AGO 6, 1249 -

(askanews) – Napoli, 15 feb – ”La decisione di Benedetto XVI dirinunciare al ministero petrino non e’ una ‘discesa dallacroce’. E’, piuttosto, il gesto di chi, sull’esempio di Gesu’che spoglio’ se stesso, accoglie la croce dell’eta’ avanzata,che toglie le forze e rende ancor piu’ impotente. Anche cosi’mette in pratica l’essere ‘servo dei servi di Dio”’. DonNicola Bux non ha alcun dubbio sulla corretta interpretazionedella scelta di Benedetto XVI che il 28 febbraio lascera’ laguida della Chiesa Cattolica. E vede, nel gesto del Papaqualcosa in piu’: ”nella rinuncia si puo’ intravedere quasiun atto di indirizzo per la Chiesa e il futuro Papa acontinuare la riforma della Chiesa”.

A pochi giorni dalla rinuncia di papa Ratzinger, l’Asca hachiesto al sacerdote amico di Benedetto XVI di esprimere ilsuo personale pensiero. Dell’arcidiocesi di Bari, Nicola Buxha studiato e insegnato a Gerusalemme e Roma. Professore diliturgia orientale e di teologia dei sacramenti nellaFacolta’ Teologica Pugliese, e’ consulente della rivistateologica internazionale ”Communio”. Benedetto XVI lo hanominato perito ai sinodi dei vescovi sull’eucaristia del2005 e sul Medio Oriente cinque anni dopo.

Teologo, tra i piu’ vicini a Benedetto XVI soprattutto inmateria liturgica, Don Nicola Bux ha conosciuto JosephRatzinger intorno alla meta’ degli anni ’80, quando l’attualePontefice e’ giunto a Roma da Monaco di Baviera per svolgereil ruolo di Prefetto della Dottrina della Fede. Racconta DonBux ”in quel periodo ho partecipato agli Esercizi spiritualiche Ratzinger teneva ai sacerdoti di Comunione eLiberazione”.

D. Che cosa l’ha colpita di lui, quali le affinita’intellettuali e teologiche fra di voi?.

R – ”Mi hanno colpito lo spirito di Fede e il realismo; ilsuo ‘realismo’ nel guardare la realta’ della Chiesa e quelladel mondo. Mi hanno colpito queste cose e anche il suo mododi affrontare i problemi in maniera ragionevole e nonemotiva, con un sentire che e’ ben lontano sia da quellointriso di ‘ottimismo romantico’ – come lo definisce lostesso Benedetto XVI – sia dal ‘catastrofismo’. Che poi e’ ilmodo con cui un uomo di Fede deve affrontare la vita”. D. Come interpreta la scelta di rinuncia fatta daBenedetto XVI?.

R. – ”Innanzitutto, per capire il gesto bisogna mettersinell’ottica della Fede, non in quella mondana, che sempretende a infeudare anche la Chiesa. Si sono date varieinterpretazioni del gesto: dalla desacralizzazione del papatoalla rivoluzione del potere ecclesiastico, dallademocratizzazione dell’autorita’ alla ferita portata al corpoecclesiale, persino scambiando la richiesta di perdono per isuoi difetti, con la messa in discussione dell’infallibilita’pontificia… Ma, le rinunce di Benedetto IX, Celestino V eGregorio XII hanno prodotto tutto cio’? Ratzinger stesso haapprofondito nei suoi studi che il primato petrino ha unastruttura martirologica: la responsabilita’ del Vescovo diRoma e’ assolutamente personale e non si puo’ diluire nellacollegialita’ episcopale, sebbene interagisca sempre conessa. E’ mirabile la circostanza del decreto dicanonizzazione dei Martiri d’Otranto”.

D. La responsabilita’ di cui parla e’ connessa alla’coscienza’ cui il Papa ha sempre fatto riferimentospecialmente nelle sue battaglie contro il relativismocontemporaneo?.

R. – ”Si’. Responsabilita’ intesa in questo senso come larisposta personale al Signore. Esiste un limite invalicabiledella coscienza, ed esiste non solo per i credenti ma pertutti gli uomini. Ricorda il Grillo parlante? Pinocchiopoteva anche far finta che non ci fosse e infine prenderlo amartellate, ma continuava a parlare. Benedetto XVI haapprofondito questo tema anche richiamando ‘L’elogio dellacoscienza’ del Beato John Henry Newman, che nella lettera alduca di Norfolk propone un brindisi alla coscienza e alPapa.

Il ministero petrino in fin dei conti e’ l’emergenza ultimadell’appello alla coscienza di ogni uomo.

Nel discorso in latino pronunciato per annunciare al mondo lasua decisione, il Santo Padre dice chiaramente: ‘hointerrogato ripetutamente la mia coscienza davanti a Dio’.

Rispetto al relativismo contemporaneo che riduce la coscienzaal fare quel che si vuole, per noi e’ la capacita’ didistinguere fra bene e male, fra vero e falso. E’ la ‘voce diDio’. L’unico baluardo per preservare la dignita’ dell’uomonel rapporto con il mondo”.

D. Il Papa si e’ interrogato a lungo e, dunque, con grandesofferenza spirituale. Per questo lei parla di ”strutturamartirologica del primato petrino”?.

R. – ”Si’. Il ministero petrino ha in se’ una strutturamartirologica che permette di interrogarsi continuamente, incoscienza, se quello che si e’ e quello che si fa sianoadeguati a quanto e’ insito del ministero di PonteficeRomano. Un tale lavoro quotidiano puo’ diventare martirio.

Questo e’ il vero ‘martirio’. Sia chiaro, il compito diinterrogarsi e’ di ogni essere umano. Anche il padre difamiglia deve chiedere a se’ stesso se si comporta bene peril bene dei suoi cari. Si immagini cosa vuol dire cio’ per unSuccessore di Pietro! E poi c’e’ una cosa di cui bisognarendersi conto…”.

D. Quale?.

R. – ”Credo fermamente che quel che conta nel realismo diquesto Papa sia il non considerare come personale proprieta’il ministero, ma intenderlo come ‘servizio’ a cui e’ statochiamato, per il quale si ritiene ‘servo inutile’ cosi’ comeha detto lo stesso Gesu’. Cio’ che conta e’ la successioneapostolica sempre garantita dallo Spirito Santo.

Il Papa, ogni Papa, e’ un ‘anello’ nella ‘catena’ dellasuccessione apostolica, da Pietro alla fine dei tempi, quandoil Signore vorra’. Tenendo presente questo, allora sicomprende molto bene che sulla successione veglicostantemente il Signore”.

D. Il Papa e’ anziano, il fisico provato. Quanto possonoaver inciso le sue condizioni fisiche sulla scelta fatta?.

R. – ”Hanno inciso. E’ vero che il benessere fisico non e’mai stato un criterio di governo della Chiesa. Ce lo hamostrato Giovanni Paolo II. Ma con il venir meno della salutediminuiscono le capacita’ di governo della Chiesa che, puressendo compito del Papa, verrebbe esercitata da altri a luiprossimi. Se il Santo Padre avesse ragionato cosi’ sarebbevenuto meno quel realismo di cui e’ sempre stato capace”.

D. Lei vuol dire che l’interrogare la propria coscienzadavanti a Dio e’ stato un modo di chiedersi se e quanto fossein grado di governare ancora la Chiesa in modo adeguato,soprattutto rispetto al relativismo che Benedetto XVI hacombattuto?.

R. – ”Il relativismo ha generato una grande confusione,anche nella Chiesa a livello di dottrina e di pastorale.

Secondo me la rinuncia del Papa potrebbe essere intesa comeun atto di governo, un invito a riflettere sulle divisioni,come ha accennato nell’omelia del Mercoledi’ delle Ceneri, esulla confusione provocata da idee non cattoliche nellateologia. Ha fatto, si direbbe, un passo indietro. Un passoindietro compiuto affinche’ la Chiesa possa fare due passi inavanti”.

D. In sostanza ha pensato al bene della Chiesa, comed’altronde ha detto lunedi’ scorso, e non a se’ stesso. R. – ”Rimanere nascosto al mondo, come il Signore dopol’Ascensione, e’ il modo per essere ancora piu’ presente allaChiesa. Lui e’ e rimarra’ Benedetto XVI nella storia dellaChiesa, pur avendo rinunciato ad esercitarne il munus finoalla morte”.

D. In molti, a cominciare da persone vicine a KarolWoityla, hanno letto questa rinuncia come una ‘discesa dallaCroce’.

R. – ”Lei ha visto la foto che ha fatto il giro del mondo?Quella della cupola di San Pietro con il fulmine? Si e’ dettoaddirittura che quello era un segno di collera divina perl’atto del Santo Padre. E se lo si interpretasse come unsegno diretto a tutti noi? Cosi’ come il terremoto e il buiosul Golgota non erano diretti al Figlio di Dio ma agli uominiche non lo avevano riconosciuto come tale”.

D. Cosa intende per riforma della Chiesa?.

R. – ”Il concetto di riforma non va inteso nell’accezioneprotestante oppure politica ma in quella etimologica di’ridare forma’, rimettere in forma. Oggi questo vuol direcorreggere nella Chiesa le deformazioni della liturgia che,come il Santo Padre piu’ volte ha osservato, sono giunte allimite del sopportabile; cosi’ pure a livello morale… e inquesto senso il gesto del Papa e’ un atto di efficaceammonimento”.

D. Governare oggi la Chiesa Cattolica vuol dire…?.

R. – ”Vuol dire superare le divisioni interne provocatesoprattutto dai conflitti, anche virulenti, suinterpretazioni post conciliari del Vaticano II. BenedettoXVI ha lanciato messaggi precisi in direzione dellacontinuita’ nel rapporto fra tradizione e innovazione, unmessaggio che non puo’ essere in alcun modo disatteso.

L’appello ai cattolici e’ di serrare i ranghi per superareunilateralita’ e faziosita”’.

D. Benedetto XVI si e’ speso molto per l’unita’ dellachiesa.

Ha revocato la scomunica alla Fraternita’ San Pio X, fondatada Monsignor Marcel Lefebvre, che pero’ non e’ statariammessa a pieno titolo nella Chiesa romana.

R. – ”Bisogna continuare su questa strada. Anche in questoil Santo Padre e’ stato molto, molto paziente nel cercarel’unita’: meta che si costruisce giorno per giorno. E’ statoe rimane un esempio di carita’ paziente verso tutti, comedice l’Apostolo, e per il futuro Papa. Finche’ non si formiun solo ovile sotto un solo pastore”.

D. Chi pensa che possa essere il suo successore? Sara’ unPapa italiano? Africano?.

R. – ”Non mi sento di fare alcuna previsione. Quel che e’certo e’ che, come lo stesso Ratzinger ha indicato, sara’persona dotata di energia nel portare avanti la barca diPietro. Un’energia non solo fisica e psicologica maspirituale che viene dalla Fede. Io credo sia poco importantechiedersi chi verra’ dopo di lui. Nel Conclave c’e’ semprequalcosa che va al di la’ delle previsioni umane. Se icardinali si lasceranno guidare dalla fede, lo Spirito Santofara’ la scelta piu’ adeguata. Il Papa non e’ il ‘padrone’della Chiesa ma colui che in prima persona deve rendere contoa Gesu’ Cristo del bene della Chiesa intera”.

D. C’e’ chi ha detto che la rinuncia del Pontefice siastata un gesto di umilta’.

R. – ”Bisogna intendere ‘umilta” nel senso etimologico deltermine che viene da humus, terra. Umile e’ colui che e’ benancorato alla terra, insomma, un realista. Siamo tuttichiamati ad essere umili. Nella fase finale di moltipontificati, e’ stata diffusa la mormorazione: il Papa nongoverna piu’, lo fa il suo entourage… Ecco, Benedetto XVIquando si e’ accorto di non poter piu’ esercitare ilministero di Supremo Pastore della Chiesa universale harinunciato in piena coscienza e liberta’ per il bene dellaChiesa cattolica”.

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