Industrie: Legambiente, oltre 1100 impianti a rischio. Poca informazione

42 9, 1243 -

(askanews) – Roma, 29 gen – E’ ancora insufficientel’informazione ai cittadini sui possibili rischi derivantidalla presenza sul territorio di impianti industriali chetrattano sostanze pericolose e sui comportamenti da tenere incaso di emergenza.E’ quanto emerge dall’indagine Ecosistemarischio industrie presentata oggi e realizzata da Legambientee Dipartimento della protezione civile.

In Italia sono oltre 1.100 gli impianti industriali chetrattano sostanze pericolose in quantitativi tali da essereritenuti suscettibili di causare incidenti rilevanti:impianti chimici, petrolchimici, depositi di gpl, raffineriee depositi di esplosivi o composti tossici che, in caso diincidente o di malfunzionamento, possono provocare incendi,contaminazione dei suoli e delle acque, nubi tossiche, e chesono censiti dal ministero dell’ambiente e della tutela delterritorio e del mare in un inventario nazionale aggiornatosemestralmente. Gli impianti sono concentrati prevalentementein Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna einteressano i territori di 739 comuni.

Il 94% dei 210 Comuni intervistati ha dichiarato di avererecepito le indicazioni contenute nella scheda informativaredatta dal gestore dell’impianto, cosi’ come previsto dallalegge; quest’ultima stabilisce, fra l’altro, laperimetrazione delle aree circostanti gli insediamenti arischio di incidente rilevante individuando aree soggette arischio intorno allo stabilimento ”di sicuro impatto”, ”didanno”, ”di attenzione”.

198 amministrazioni comunali confermano di essere inpossesso dei dati essenziali sullo stabilimento necessari pervalutare i possibili scenari e le conseguenze di un incidentee quindi per realizzare le opportune campagne informative ela corretta pianificazione urbanistica del territorio. Sono181 i Comuni che hanno predisposto una planimetria delterritorio e individuato le ”aree di danno”, sottoposte aconseguenze nell’eventualita’ di un incidente nellostabilimento a rischio (l’86% dei comuni intervistati). In 104 Comuni intervistati sono state individuate nelle”aree di danno” strutture vulnerabili e/o sensibili: nel18% dei casi sono presenti scuole, nel 13% centricommerciali, nell’8% strutture ricettive turistiche, nel 7%luoghi di culto, nel 2% ospedali. Inoltre, le amministrazionicomunali hanno indicato la presenza in ”aree di danno”anche di abitazioni isolate o insediamenti residenziali piu’consistenti, di altri stabilimenti industriali e attivita’produttive in genere.

148 amministrazioni comunali hanno dichiarato di averrealizzato campagne informative sul rischio industriale esulla presenza sul proprio territorio di insediamentisuscettibili di causare incidenti rilevanti. Solo 105 comuni(il 50% degli intervistati), pero’, ha detto di averrealizzato campagne informative sui comportamenti da tenerein caso di emergenza, per dare a tutti coloro che vivono elavorano in prossimita’ dell’insediamento informazionipratiche, precise e puntuali su come riconoscere i segnali diallarme e come mettersi al sicuro. Per informare i cittadini,96 amministrazioni hanno risposto di aver realizzato opuscoliinformativi, 59 hanno puntato sul proprio sito on linerealizzando sezioni ad hoc, 30 hanno organizzato iniziativenelle scuole, 58 incontri pubblici.

L’organizzazione di esercitazioni periodiche, spieano gliesperti, e’ essenziale per testare le capacita’ di rispostain caso di eventi calamitosi; tuttavia solo 75 Comuni delcampione hanno dichiarato di aver proposto l’organizzazionedi esercitazioni o partecipato a esercitazioni sul rischioindustriale, alcuni (34) coinvolgendo anche la popolazione. red/mpd