Sanita’: Comm.Errori, medicina difensiva costa 10 mld a SSN. E crescera’

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(askanews) – Roma, 22 gen – Medicina difensiva che pesa come unmacigno sul Servizio Sanitario Nazionale: 10 miliardi di euroil costo attuale stimato ma con un trend in continuoaumento.

Lo rivelano i dati della Relazione conclusiva presentataoggi dalla Commissione Errori e Disavanzi sanitari, guidatada Antonio Palagiano, che sottolineano come ”le numeroseaccuse dei pazienti che si ritengono danneggiati inducanodiversi medici ad attuare una ‘strategia’ utile a scongiurarela possibilita’ di mettere a rischio la propria professione.

Al fine di sollevarsi dalla rivendicazione di una possibileresponsabilita’, l’operatore tendera’ a seguirepedissequamente protocolli e linee-guida, prescrivendo esamidiagnostici o ricoveri quando siano astrattamente previstiper quel dubbio diagnostico o per quella patologia, e nonquanto siano realmente necessari”.

Nel decennio 1995-2005 – segnala ancora la relazione – laspesa sanitaria corrente complessiva e’ quasi raddoppiata,passando da 48.136 a 92.804 milioni di euro. Anche se laspesa del 2011, pari a 112.039 milioni di euro, ovvero il7,1% del PIL, e’ diminuita di circa 700 milioni di eurorispetto a quella dell’anno prima (pari a 0,6%), essa e’tuttavia destinata ad aumentare del 2,2% secondo laprevisione di spesa per il 2012. A pesare sulla spesa nonsolo e non tanto l’organizzazione dei posti letto, sui qualinegli ultimi mesi tanto si sta intervenendo, soprattuttonelle regioni sottoposte a commissariamento, quanto capitolidi spesa come la medicina difensiva, appunto, el’organizzazione del sistema assicurativo delle aziendesanitarie. Alto, inoltre, il livello delle spese per il personale,specie nelle regioni sottoposte a piano di rientro. Con unarilevante differenza nel numero di dipendenti medici ogni 10posti letto effettivi secondo l’area geografica: numero cheaumenta in maniera spropositata andando da nord a sud, inmaniera tale che la Sicilia evidenzia un numero di mediciogni 10 posti letto, che e’ il doppio di quelli utilizzatinel Friuli Venezia Giulia o nelle Marche. Un paese dunque, l’Italia, che non riesce a garantire atutti i cittadini pari accesso alle cure e che in prospettivasembra sempre piu’ in difficolta’ nell’adempimento di talecompito. A destare preoccupazione sono, ad esempio, gliscarsi investimenti in cura delle malattie croniche. Secondoi dati ISTAT piu’ recenti (2011) ben il 28,9% dellapopolazione – oltre 17 milioni di persone, quasi un italianosu tre – e’ affetto da una malattia cronica (diabete,ipertensione, osteoporosi, artrosi-artrite, malattie delcuore, malattie allergiche, disturbi nervosi). Ma, se losviluppo della medicina ha allungato la vita dei malaticronici, cio’ tuttavia non si traduce necessariamente in unmiglioramento del loro stato di salute. Secondo l’Istat (dati2011) in Italia la speranza di vita e’ pari a 79,4 anni per imaschi e a 84,5 anni per le femmine e nel 2065 arrivera’ a87,7 anni per gli uomini e 91,5 per le donne. ”A fronte diquesta realta’ – osserva la Commissione – e’ preoccupanteche, sebbene il Piano Sanitario Nazionale 2011-2013 registrii relativi cambiamenti della domanda di salute, la situazioneattuale sembri assai lontana, anche in prospettiva, dalgarantire risposte adeguate: attualmente, infatti, le risorsedestinate all’assistenza a lungo termine sono inferioriall’1% del PIL, e nel 2030 non supereranno comunque l’1%”.

red/mpd