2012/Cooperazione: Ong, segnali di speranza dopo disimpegno ultimi anni

28 3, 1235 -

(askanews) – Roma, 5 gen – Il 2012 ha segnato una parziale ripresa delle politiche di cooperazione italiana. La nomina di un ministro dedicato nel Governo Monti, un Forum nazionale che ne ha ridiscusso pratiche e priorita’ con un meccanismo partecipativo, un nuovo – pur piccolo – investimento di fondi pubblici e la prospettiva di Linee guida aggiornate nelle priorita’ e modalita’ per i bandi a sostegno dei progetti delle Ong: sono segnali che fanno meglio sperare i protagonisti del settore non governativo, che non nascondono preoccupazione per il disimpegno pubblico degli ultimi anni. ”L’ultimo Comitato 2012 della Direzione generale della cooperazione del Ministero degli Esteri ha lanciato una revisione dell’assegnazione dei fondi per le ong attraverso bandi di gara – spiega all’Asca Riccardo Troisi della Ong ReOrient, tra gli estensori della sezione cooperazione del Rapporto Sbilanciamoci 2013 che fa i conti in tasca alla dimensione sociale del bilancio nazionale -. Parliamo di circa 20 milioni di euro che, almeno sulla carta, verranno assegnati con maggior trasparenza, senza essere preventivamente concordati con gli uffici Mae. Un effetto del lavoro del ministro Riccardi, nonostante i suoi pochi poteri, che pero’ non puo’ farci dimenticare che parliamo di poca cosa rispetto all’azione complessiva del nostro Paese”. E’ il senso politico dell’azione della cooperazione nell’ambito della politica estera italiana che resta ”ancora da discutere con apertura e trasparenza – sostiene Troisi – e la sua coerenza generale: per allontanare quella confusione, ad esempio, con il sostegno pubblico all’azione delle nostre imprese all’estero, oppure con l’intervento militare, che con altri abbiamo contestato anche al Forum di Milano e che rimangono volutamente confusi e indistinti”. Considerando il passato e le conquiste recenti, e guardando da un lato alla prossima pubblicazione delle Linee Guida 2013-2015 della Dgcs, ma dall’altro alla scadenza elettorale, sale la preoccupazione: ”Se nella prima bozza di linee guida che abbiamo avuto in visione, ad esempio, compare la parola pace tra le priorita’, lo si deve al lavoro culturale incessante delle Ong e allo spazio d’azione politica che Riccardi sgomitando si e’ preso anche con il Forum di Milano – sottolinea con Asca Silvia Stilli, presidente dell’ong dell’Arci Arcs e vicepresidente dell’Associazione Ong Italiane (Aoi) -. Non si puo’ tornare indietro, pero’. Abbiamo bisogno di un ministro alla Cooperazione, con deleghe chiare e autonomia di scelta e di spesa, che abbia pieno accesso alla macchina”. Che possa contare, cioe’, su strumenti operativi efficaci e trasparenti, dall’Agenzia di gestione dei progetti proposta nel progetto di riforma della legge 49/87 che per l’ennesima volta e’ rimasto arenato con la fine legislatura, fino al Tavolo interistituzionale dove, continua Stilli ”la societa’ civile e’ rappresentata ampiamente, ci si e’ organizzati in tavoli tematici e si e’ parlato non solo di soldi ma soprattutto di priorita’ e coerenza delle politiche”. Unificare i fondi spezzettati (e rivendicati in autonomia) dai diversi dicasteri – dall’Economia, alla Sanita’, all’Ambiente, dall’Agricoltura all’Universita’ – e co-decidere tra Ong e struttura, priorita’ e modalita’ di costruzione dei bandi e dei progetti piu’ indicati, sono tra i compiti piu’ importanti che Stilli affida al prossimo titolare del dicastero dedicato. Ma la politica che verra’ sara’ all’altezza di questo compito’? Se lo augura, Fabio Laurenzi, presidente del Cospe, storica Ong toscana tra le piu’ attive in Italia nella cooperazione decentrata. ”Manca ancora una consapevolezza trasversale della centralita’ della cooperazione all’interno delle relazioni internazionali di un Paese. Con un problema in piu’: se dieci anni fa sembrava non si potesse fare a meno di riconoscere ruolo e spazio alle autorita’ locali, oggi la crisi acuisce una tendenza neo-centralista, con limitazioni imposte sui fondi, ma soprattutto sull’autonomia d’indirizzo della cooperazione tra territori”. Il ruolo piu’ efficace delle Ong ancora oggi, secondo Laurenzi, e’ ”quello di costruire ponti tra culture, visioni, popoli molto diversi. Siamo ambasciatori veri e seri di soluzioni a problemi per i quali non ci sono risposte scontate ne’ univoche, e non ci accontentiamo di essere relegati a popolare un mondo di buoni don Chisciotte senza volto ne’ profilo”. Per ribadirlo, tuttavia, lo spazio migliore e’, secondo Laurenzi, ”il territorio, dove dobbiamo ricostruire un patto tra soggetti della societa’ civile che si occupano di cooperazione, ma anche di diritti, di migrazioni, di buona economia, di ambiente, di lavoro, che con i propri amministratori locali condividano reti e prospettive di solidarieta’ locale e decentrata. Una nuova aggregazione che avvii un dibattito rappresentativo, a livello nazionale ed europeo, su una cooperazione con buoni progetti e dai buoni e coerenti risultati. Alcuni rimarranno fuori da questa visione – conclude Laurenzi – ma scommetto che, dopo aver chiarito e comunicato le differenze, la nostra non sara’ affatto minoritaria”. sis/sam/ss